Pisa

A COLLESALVETTI IL NUOVO SANTA CATERINA

di Andrea Bernardini

Paolo (nome di fantasia), disabile dalla nascita, accenna ad una danza. Roberto (altro nome di fantasia) prova a colorare. Ma quando arriva Marta si ferma e fa salti per la gioia.  quando arriva Marta si ferma e fa salti per la gioia.  Sorride Marta Lorenzo, 39 anni, madre di 5 figli, la nuova responsabile dell’unità operativa della Residenza sanitaria che, ormai dal 1974, accoglie un centinaio di diversamente abili. È arrivata da pochi giorni dalla residenza sanitaria di Mezzana e già si sente a casa. Alla residenza sanitaria di Collesalvetti le novità sono accolte sempre con grande entusiasmo. Fin troppo: difficile contenere le emozioni degli ospiti. Ma quando l’emozione si trasforma in crisi, il personale reagisce sempre alla grande: non se la svigna, né trasferisce il paziente in ospedale; compatto, con pazienza e anche il rischio di qualche spintone, cerca di rimuovere i motivi della tensione. E, a fine turno, torna a casa forse un po’ stanco, ma ancora con il sorriso stampato in volto. Sì, perché il nostro più che un lavoro è una vocazione – dice Maria Sol Dini, assistente sociale, operatrice storica della residenza – o sei molto motivata o desisti in pochi giorni». Per fortuna, pochi operatori – salvo quelli approdati alla pensione – sono usciti fino ad oggi. Eppure la residenza non ha un giorno. Il palazzone dove sono ospitati i diversamente abili, un tempo collegio salesiano, fu ceduto al Centro italiano femminile di Pisa e, nel 1974, trasformato nella residenza e centro di riabilitazione per disabili «Santa Caterina». Venivano da tutta Italia (anche se, per lo più, dalla Toscana) e alcuni di loro, entrati allora, sono ancora qui. Poi le competenze in materia di sanità sono passate dallo Stato alle Regioni e la Toscana ha voluto trasformare quel palazzone  in struttura al servizio del territorio: non più ospiti provenienti da ogni dove, ma diversamente abili approdati, sostanzialmente, su segnalazione dei servizi sociali delle Asl di Pisa, Livorno e Lucca; accolti solo se maggiorenni e destinati a lasciare la struttura per Rsa al compimento del 65º anno di età; disabili fisici, psichici e sensoriali, gravi e gravissimi, e che si trovano in questa condizione sin dalla nascita o in seguito a un trauma, a una infezione, o per effetto di un vaccino; ospiti divisi in cinque nuclei interni, solo dopo che gli esperti abbiano valutato i disturbi psichiatrici, i deficit cognitivi, le anomalie comportamentali, le disfunzioni motorie e il grado di disabilità di ciascuno. La gestione della residenza è passata, nel 2000, dal Cif alla Fondazione Maffi. Un passaggio indolore per i dipendenti: tutti, in pratica, hanno mantenuto il posto di lavoro. Ma tutti si sono anche resi disponibili a rimettersi in gioco: infatti, molti addetti, che avevano fatto esperienza sul campo, ma non avevano una qualifica riconosciuta dalla Regione, hanno seguito corsi di aggiornamento professionale ed ora sono, a tutti gli effetti, Osa (operatori socio assistenziali). Nell’ex palazzone dei salesiani hanno fatto il loro ingresso altre figure professionali: il terapista occupazionale, lo psicomotricista, l’educatore professionale. Il tutto – ci dicono – è avvenuto col tempo. «Oggi, però  – commenta con un pizzico d’orgoglio la dottoressa Patrizia Panicucci, psichiatra, coordinatrice sanitaria della residenza sanitaria – abbiamo raggiunto  i livelli di professionalità richiesti dalla Regione Toscana».Regione, Azienda Usl 6 di Livorno, comune di Collesalvetti e Fondazione Casa Cardinal Maffi hanno scommesso sulla nuova mission del «Santa Caterina» già nell’ottobre del 1999, mettendo nero su bianco i propositi per il suo rilancio. Tre anni dopo, l’approvazione di un progetto di ampliamento della residenza: a pochi metri dal vecchio palazzone, infatti, sorge adesso una nuova struttura, che sarà inaugurata al mattino di sabato 1 marzo. La giornata di festa inizierà alle ore 10, quando al palazzo civico di Collesalvetti, il sindaco Nicola Nista riceverà le autorità. Poi trasferimento nella nuova residenza e interventi del presidente della Fondazione Luigi Marchetti, dell’amministratore apostolico Alessandro Plotti, dello stesso sindaco, del direttore della Asl 6 Fausto Mariotti e dell’assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi. E visita ai nuovi locali. Siamo andati nei giorni scorsi a visitarli. Accompagnati dal direttore generale della Fondazione Casa Cardinal Maffi Mauro Torselli, un passato da ex giornalista nella televisione cattolica Tvl di Pistoia, folgorato sulla via di Damasco dall’incontro con i diversamente abili di questa ed altre strutture ed oggi immerso full-time in queste vicende. Tutto nasce intorno ad un vecchio pozzo che, agli inizi del Novecento, era al centro dell’orto del collegio salesiano. «Lo abbiamo valorizzato» dice l’architetto Claudio Salvadori, che con l’ingegner Gino Bechi hanno curato il progetto della nuova struttura. Del resto in tutto il progetto «antico e nuovo, memoria e presente, si fondono». Di fronte al pozzo, e addossato alla piscina che aveva fatto costruire il Centro italiano femminile, sorge un edificio semicircolare che ospiterà l’ambulatorio, aperto al territorio. Vi trovano posto una palestra ampia e luminosa per la rieducazione motoria, ampie sale per la fisioterapia, dotate di letti e di strumenti elettromedicali utili nel trattamento riabilitativo. Appare soddisfatto il dottor Tito Filippo Rastelli, direttore sanitario e coordinatore del gruppo dei giovani fisioterapisti: «abbiamo i migliori strumenti per  l’educazione motoria individuale». Negli ultimi anni, del resto, la richiesta era cresciuta, di pari passo con le prestazioni offerte dalla struttura ai soggetti provati da ictus cerebrali, sclerosi multipla, morbo di Parkinson o da fratture o esiti di interventi chirurgici per protesi.L’occhio del cronista si spinge all’esterno (del resto, le ampie vetrate invogliano a farlo): le dolci colline pisano- livornesi ci regalano un pieno di emozioni. Chissà se sarà ancora così fra qualche anno quando la nuova viabilità a valle prevista dall’ufficio urbanistico del Comune lambirà la residenza assistita… forse il colpo d’occhio ne perderà un po’, ma «la residenza per disabili – osserva il vicario generale monsignor Antonio Cecconi, membro del cda della Fondazione -  si integrerà meglio nel tessuto urbano di Collesalvetti, la nuova struttura e il vecchio palazzone appariranno agli occhi di chi entra in paese come case tra le tante, forse un po’ più grandi, ma pur sempre case». Si procede. Un corridoio coperto unirà ambulatorio e piscina alla nuova residenza. Sorge nel verde degli ulivi, ha linee sobrie e semplici. Accoglierà una ventina di disabili. «Quelli del nucleo 4 – precisa la dottoressa Panicucci – gli utenti, cioè, che hanno maggiore autonomia». Una foresteria, due cucine, camere confortevoli. Niente tende (potrebbero essere pericolose), ma persiane girevoli e telecomandate da una centralina.Si torna verso l’ex collegio. Una grande tettoia in legno proteggerà gli ospiti dal sole nelle giornate calde. La liberazione di spazi – grazie al trasferimento di un quinto degli ospiti nella nuova struttura – permetterà alla Fondazione di metter mano anche all’ex collegio salesiano. Potrà, così, partire, il secondo lotto di lavori.A conti fatti, le opere per rifare ed ampliare il Santa Caterina costeranno 10 milioni e 500mila euro, cofinanziati al 50% dalla Regione Toscana e al 50% dalla Fondazione Casa Cardinal Maffi.Ma questo appartiene alle preoccupazioni del consiglio di amministrazione.Le attenzioni delle operatrici sono, invece, altre. E si riassumono nella costante tensione a «migliorare la qualità della vita degli ospiti».Qui, alla residenza assistita per disabili a Collesalvetti, ogni gesto, ogni espressione ha un valore pari, forse, solo a quello che i genitori danno ai piccoli quotidiani progressi dei figli neonati. Forse solo così si può spiegare la cura certosina con cui si prepara il rito (non potremmo definirlo altrimenti) dell’igiene quotidiana  – così ci racconta la dottoressa Panicucci – o quello dei pasti… perché se un ospite migliora le proprie funzioni o autonomie, qui tutti – dal direttore generale alla donna addetta alle pulizie, tutti se ne rallegrano. Figurarsi cosa succede se, come sta accadendo, alcuni ospiti affiancano gli operatori nella gestione della cucina, del guardaroba o nelle pulizie. O, addirittura, si affacciano al mondo del lavoro: è il caso di tre giovani del quarto nucleo che si stanno formando alla cooperativa locale di tipo «b» Colle coop. Certo, tutto questo è frutto di un gran lavoro di gruppo: «gli operatori assistenziali, gli addetti alla riabilitazione e l’èquipe multidisciplinare hanno condiviso un modello di recupero anche sociale dei nostri utenti, mettendo in risalto le loro abilità e capacità» dice ancora Panicucci. Lucia Salvadori, oggi assistente sociale a Mezzana, di esperienza professionale ne ha fatta tanta, avendo vissuto al «Santa Caterina» per ventidue anni ed essendone stata responsabile nell’ultimo periodo: «ricordo che ogni giorno, a Collesalvetti, imparavo qualcosa, grazie al confronto con chi lavorava al mio fianco».