Italia
A 60 anni dalla fine del conflitto mondiale. Il peccato originale di ogni guerra
I civili caduti durante i bombardamenti, le deportazioni, le rappresaglie furono la maggioranza dei morti in Polonia, in Francia, in Jugoslavia, in Grecia. A ciò si aggiunge il costo di un continente distrutto.
A mano a mano che il tempo passa se ne vanno le storie personali, ma si tirano le somme di una aritmetica ancora più terribile. E per la presbiopia di chi come noi può vedere solo da lontano, questa foresta interminabile di croci diventa ancora più intollerabile soprattutto al confronto con i sessant’anni di pace che l’Europa ha goduto dopo. Se la pace dunque è possibile in Europa perché tutto questo è potuto accadere?
Oggi, seppure nella celebrazione della liberazione dal mostro raccapricciante del nazismo, sentiamo anche qualche stecca nelle fanfare dei vincitori. Una parte dell’Europa rimase indubbiamente sotto un dominio totalitario almeno per altri quarantacinque anni dopo il fatidico 1945.
È la guerra, nella fattispecie la prima guerra mondiale, che partorisce sia il bolscevismo sia il nazifascismo, i parenti serpenti della storia del secolo. I nazifascisti volevano essere ripagati del costo della prima guerra con un’altra guerra, i comunisti volevano essere ripagati dello stesso costo con la rivoluzione. Entrambe le ideologie totalitarie hanno trionfato allora sulla idea di un prezzo del sangue versato troppo grande per accettare la pace come unico risarcimento della guerra.
Ed è importante soprattutto oggi che tanto si discute sulla guerra come liberazione ricordare che in Europa per prima è la guerra che, oltre i lutti e le devastazioni, distrugge anche i diritti umani per poi doverli riconquistare solo in parte a prezzo di un altro enorme tributo di sangue.