Vita Chiesa
Papa Francesco ai detenuti di Gorgona: tutti sbagliamo ma Dio ci perdona sempre
«Conosco la situazione non sempre facile delle carceri, pertanto non manco di esortare sempre le comunità ecclesiali locali a manifestare concretamente la vicinanza materna della Chiesa in questi luoghi di dolore e redenzione». Lo scrive Papa Francesco in una lettera ai detenuti del carcere della Gorgona, portata dal card. Ernest Simoni, tornato sabato per la seconda volta in visita pastorale sull’isola.
Il Papa ha risposto ai carcerati, che gli avevano scritto un messaggio raccontando le loro sofferte esperienze personali, ma anche il percorso di rieducazione che stanno compiendo dedicandosi sull’isola ad attività agricole e di allevamento. «Mi compiaccio per l’impegno di tante persone che a Gorgona sono al vostro fianco ed operano a vostro conforto e sostegno», continua la lettera di Francesco. Dal Papa l’incoraggiamento a «guardare al futuro con fiducia, proseguendo con il prezioso aiuto del vostro cappellano e degli altri educatori il percorso di cambiamento e di rinnovamento interiore, sostenuti dalla fede e dalla speranza che il Signore, ricco di misericordia, ci è sempre accanto».
«Tutti noi facciamo sbagli nella vita e tutti siamo peccatori. E tutti noi chiediamo perdono di questi sbagli e facciamo un cammino di reinserimento, per non sbagliare più – aggiunge il Papa -. Quando andiamo a chiedere perdono al Signore, Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare e di risollevarci dalla polvere dei nostri peccati».
Il card. Simoni, con il cappellano del carcere don Didie Okito, ha celebrato la Messa nella chiesa di San Gorgonio cui hanno partecipato gli agenti della Polizia Penitenziaria, i carcerati e gli abitanti dell’Isola. Poi, il porporato ha pranzato con i detenuti e ha visitato i luoghi di lavoro: le vigne, le stalle, l’azienda agricola. Attualmente l’isola-carcere ospita circa 90 detenuti e 50 agenti di Polizia Penitenziaria. Il card. Simoni si è intrattenuto con i detenuti per ascoltare le loro storie, rispondere alle domande, portare parole di consolazione e pregare con loro.