Vita Chiesa
Cei, Assemblea generale straordinaria di novembre per approvazione Messale Romano
Completare la preparazione dell’Assemblea generale straordinaria, in programma a Roma dal 12 al 15 novembre, sul tema «Riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa. Prospettive e scelte pastorali in occasione della terza edizione italiana del Messale Romano». È stato questo il primo compito della sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei, che si è concluso ieri a Roma.
Nelle intenzioni dei vescovi, si legge nel comunicato finale, la nuova edizione del Messale Romano costituisce «l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell’orizzonte del servizio». Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, «significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità». A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull’importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.
La designazione di Matera quale Capitale europea della cultura per il 2019 – la presentazione dell’evento con il contributo specifico offerto dalla Chiesa diocesana e, più in generale da quella della Basilicata – per il Consiglio permanente della Cei si è rivelata un’occasione per ripensare il rapporto con il Vangelo: «Per un verso, si tratta di ereditare il lascito del Progetto culturale della Chiesa italiana e, per l’altro, di orientarlo con lo stile ecclesiale – fatto di lungimiranza della visione e di eloquenza dei gesti – che caratterizza il pontificato di Papa Francesco». Tre i punti nodali identificati dai vescovi: la misericordia come forma del Vangelo; il popolo di Dio quale soggetto dell’evangelizzazione, attuata nella relazione con la cultura e la pietà popolare; la sinodalità come metodo della riforma della Chiesa e modo della sua presenza nel mondo. Il confronto, si legge nel comunicato finale, «ha fatto emergere come la questione antropologica oggi richieda di procedere a partire – più che dalla dottrina – dalla vita e dall’esperienza». Su questo sfondo i vescovi «avvertono la sterilità di chi si limita a ripetere gesti e parole, nella convinzione di doversi invece impegnare per individuare una strada peculiare che coniughi l’identità della Chiesa italiana – oggi compromessa da processi di secolarizzazione – con la ricchezza del Pontificato». Un percorso che richiede una pastorale territoriale, un coinvolgimento convinto degli operatori, l’apporto delle facoltà teologiche, dell’Università Cattolica e degli stessi media della Cei.
Sul lavoro no a facili promesse. «Il lavoro che manca – come il lavoro indegno – rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali», si legge ancora nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. I vescovi interpellano «i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti». Analogamente, «la preoccupazione si è levata a fronte delle condizioni delle zone terremotate, dei tanti piccoli borghi del centro Italia ancora privi di punti di riferimento, fra cui quello costituito dalle loro chiese: una situazione che impoverisce l’intero territorio e accentua il processo di spopolamento». I vescovi, inoltre, sono tornati ad affrontare la questione migratoria: «La generosa disponibilità offerta dalle diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti, rafforza la convinzione di come la solidarietà – fatta di accoglienza e integrazione – rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno». Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato «l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta».
Incontro per la pace nel Mediterraneo. Il Consiglio permanente della Cei ha approvato la proposta di un Comitato scientifico per la realizzazione di un Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, novembre 2019). Sentito il Consiglio permanente, inoltre, la Presidenza ha sottoposto a Papa Francesco la proposta in vista della nomina del segretario generale. Nell’occasione, si legge nel comunicato finale, è stato espresso «l’apprezzamento a mons. Nunzio Galantino per quanto con intelligenza e zelo ha fatto a servizio della Conferenza episcopale italiana».
Un sussidio sulla scuola. Un sussidio che aiuti le diocesi e le comunità parrocchiali a prendere l’iniziativa per un investimento convinto nel mondo della scuola e dell’università; un evento culturale – da celebrarsi nell’autunno del prossimo anno – che riprenda e approfondisca il tema dell’educazione con l’intento di consegnare alla comunità la convinzione che «il tempo dell’educazione non è finito». Sono le due proposte – presentate dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università – hanno incontrato l’attenzione dei vescovi sullo sfondo degli Orientamenti pastorali del decennio e nell’imminenza del Sinodo sui giovani. Durante il Consiglio permanete della Cei, «sono state rappresentate le difficoltà di tanti docenti nella gestione delle classi; la necessità di tornare a promuovere un’alleanza educativa con il mondo della scuola, togliendolo da un isolamento nocivo per tutti; la disponibilità dei pastori ad alimentare un rapporto con i dirigenti scolastici».
È emersa pure la preoccupazione per i possibili effetti di una sentenza del Consiglio di Stato, circa la possibilità di modificare in qualsiasi momento dell’anno la scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.