Toscana

LA PICCOLA GRANDE TOSCANA: Sestino, là dove sorge il sole

DI MARCO LAPIC’è una «piccola grande Italia» formata da tanti comuni con meno di 2000 abitanti, ben 3644 su 8100, che assieme coprono il 27,8% della superficie nazionale. Da qualche tempo, Legambiente ne ha fatto un proprio cavallo di battaglia, rilevando – attraverso specifiche indagini – come in questo «universo disomogeneo» convivano centri ormai decisamente disagiati e «oasi felici» economicamente vivaci e dall’elevata qualità della vita. Ermete Realacci, deputato e presidente nazionale di questa Onlus, ha raccolto quanto emerso e presentato lo scorso luglio, assieme al collega Molinari, una proposta di legge sottoscritta da parlamentari di tutti gli schieramenti: «Tredici articoli – spiega – che hanno lo scopo di promuovere e sostenere le attività economiche, sociali e culturali esercitate nei piccoli comuni, di favorirne la competitività, di tutelare e valorizzare il patrimonio naturale e storico-culturale che custodiscono, di assicurare ai cittadini un sistema efficiente di servizi territoriali per far sì che non si traduca in un handicap l’abitare in un piccolo comune della Basilicata, della Calabria o dell’Appennino Tosco-Emiliano».

La convinzione, infatti, è che occorra «investire nella peculiarità di questa piccola grande Italia, in queste migliaia di centri storici che custodiscono l’immenso patrimonio culturale e storico, naturale ma anche enograstronomico del Paese», perché, se valorizzate in modo adeguato, queste «risorse immense» potranno diventare «uno dei motori di un nuovo sviluppo economico» nonché «una forza nuova capace di renderci competitivi, con una nostra identità, anche nel processo di globalizzazione in corso».

Nel resto d’Europa, simili politiche di tutela e valorizzazione sono già state avviate un po’ ovunque. La battaglia è dunque da portare avanti a livello nazionale, ma anche regione per regione soprattutto promuovendo la conoscenza di questi centri, dei loro problemi ma anche delle loro ricchezze. Così Legambiente ha chiesto di sostenere l’iniziativa, cosa che ben volentieri abbiamo accettato di fare, per le ragioni espresse in prima pagina. E anche la Rai regionale farà la sua parte.

Cominciamo dunque questa settimana parlando di Sestino. Dei contenuti della campagna per i piccoli comuni parleremo invece più diffusamente nel prossimo numero, dopo la conferenza stampa di presentazione con Ermete Realacci, prevista per martedì 12, che siamo lieti di ospitare nella nostra sede.

Sestino, là dove sorge il sole

In Toscana il paese del sol levante non è il Giappone. La punta più orientale della regione, incuneata nella provincia marchigiana di Pesaro e Urbino ma prossima anche alla Romagna e all’Umbria, corrisponde infatti al territorio del comune di Sestino. Siamo già sul versante adriatico, nella valle del Foglia, il fiume che scende a Pesaro. Appena a nord c’è il Montefeltro e San Marino è a un tiro di schioppo. E se il sole, nella nostra regione, sorge qui prima che altrove, allora è giusto che proprio da qui abbia inizio la nostra carrellata alla scoperta dei «piccoli grandi comuni» di cui anche noi siamo ricchi.

Sestino è toscano per ragioni storiche, non certo geografiche. Assieme a Badia Tedalda fa parte della cosiddetta Marca Toscana, separata dalla Valtiberina vera e propria per mezzo del crinale appenninico comprendente le dolci cime dell’Alpe della Luna. La statale 258 si inerpica a scavalcarle al passo di Viamaggio, che collega Sansepolcro con la valle del Marecchia, ma per guadagnare il nostro paese c’è ancora un piccolo valico da superare, quello di San Cristoforo. Il che, come si può ben immaginare, rende quanto mai problematico il suo raggiungimento dal resto della provincia di Arezzo, soprattutto nella stagione invernale. Molto più facile e comodo arrivare qui da Pesaro, che pure dista una settantina di chilometri.

Non c’è dunque, in Toscana, un comune più «marginale». Eppure Sestino ha tanto da offrire, sia dal punto di vista culturale che da quello naturalistico. Alle bellezze artistiche e architettoniche che trovano la loro maggiore espressione nella pieve romanica di San Pancrazio – arricchita da una bellissima cripta del IX secolo in stile ravennate – si aggiungono infatti anche diversi reperti archelogici di epoca romana, in parte già ammirabili nell’attuale Antiquarium Nazionale situato accanto alla chiesa. Presto, tuttavia – probabilmente all’inizio dell’estate – sarà inaugurato in paese un più vasto museo archelogico il cui fiore all’occhiello consisterà in un bellissimo tempietto romano, ricostruito sulla base di frammenti trovati nella zona. Il Giubileo, poi, ha offerto l’occasione per rivitalizzare e valorizzare, assieme a Badia Tedalda e grazie al contributo di diversi artisti contemporanei, tante piccole cappelle, oratori e santuari di cui il territorio della Marca Toscana è ricco, da Monterone – estrema frazione orientale – fino all’ultima chiesetta nei pressi di Viamaggio. Lungo questo itinerario è stata così realizzata un’originalissima «Via Romea dell’arte contemporanea», mentre in paese la salita verso la pieve è ora impreziosita da una bella Via crucis in bronzo di Sergio Salucci.

Ma il comune sestinate si segnala anche per le sue attività economiche, come le piccole e medie industrie di origine marchigiana insediate nella zona industriale della valle del Foglia e, soprattutto, come l’allevamento della chianina, la razza bovina da carne che proprio qui, in questi verdi pascoli appenninici, ha trovato da oltre vent’anni l’ambiente adatto per la sua valorizzazione. Le aziende interessate sono ben 50, i capi oltre 2000: quasi 600 in più degli abitanti dell’intero comune, al momento poco meno di 1500. In proporzione alla dimensione demografica, l’allevamento della chianina è qui più sviluppato rispetto agli altri comuni della Valtiberina, arrivando a interessare ben il 14% della popolazione.

Altra grande potenzialità, ancora tutta da sviluppare, quella del turismo ambientale. La riserva naturale del Sasso di Simone (comprendente anche il Simoncello, altro bastione montane che, come il primo, si affaccia a nord verso San Leo e San Marino con la sua piatta cima delimitata da pareti di roccia) offre un’attrazione notevole a tutti gli appassionati di escursionismo o a quanto preferiscono al trekking pedestre quello a cavallo o in mountain bike. Non solo: sul Sasso di Simone si possono ancora notare i pochi segni superstiti della Città del Sole, l’avamposto voluto nel 1565 da Cosimo de’ Medici a difesa di questo estremo confine. Una scommessa persa, data la difficoltà negli approvvigionamenti, soprattutto nel periodo invernale, tanto che dopo poco più di un secolo, nel 1673, la città fu abbandonata e le sue strutture smantellate. Ancora oggi, tuttavia, lo stemma del sole si può notare su alcune case antiche della zona. Quanto al nome, crediamo che Sestino lo abbia virtualmente ereditato, dato che per la Toscana – come dicevamo all’inizio – è la città del sole che sorge. E che può sorgere ancora per tanti piccoli comuni che, come questo, sono tutt’altro che morti.

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