Italia
Centenario don Milani, Rosy Bindi: “Insegnava ad amare la politica”
“Questo centenario – ha detto – vorremmo fosse un’occasione per restituire Lorenzo Milani alla verità del suo magistero e della sua persona, per tornare ad ascoltare la sua voce. Chi era don Milani? Un uomo inquieto, assetato di assoluto, che a vent’anni ha voltato le spalle ai privilegi della sua influente famiglia cosmopolita e borghese per farsi prete; un sacerdote sempre obbediente alla sua chiesa eppure insofferente verso una fede praticata per abitudine o superstizione; un maestro esigente che non ha risparmiato critiche a un sistema scolastico selettivo e ai suoi allievi ha insegnato ad essere cittadini sovrani, consapevoli dei loro diritti. Sarebbe un errore contrapporre il prete al maestro, separare la lingua sacra dalla lingua profana, le lezioni di catechismo con la cartina della Palestina attaccata al muro della canonica e quelle di italiano fatte leggendo il giornale o i contratti di lavoro”.
“Realizzare una scuola che include tutti e non scarta nessuno, che non fa “parti uguali tra diseguali”, che mette al primo banco i meno capaci, perché non c’è merito nel talento frutto del caso e di condizioni economiche e sociali spesso ereditate; non è un’utopia del secolo scorso. È il compito che ci consegna don Lorenzo Milani, che ci chiede di avere più cura e più attenzione alle nuove generazioni”.
“Milani ci sfida anche sul terreno della qualità della democrazia. Ai suoi allievi insegnava ad amare la politica, sinonimo di quel “I care”, contrapposto al “me ne frego” fascista, che era anche lo scopo della sua scuola: educare alla partecipazione, all’impegno verso gli altri, alla cura dei beni comuni, alla giustizia e alla pace. Era una pedagogia esigente, che invitava a prendere posizione”.
“Se, come afferma Papa Francesco stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi dovremmo chiederci a cosa farebbe appello don Milani – al Vangelo? alla Costituzione? a entrambi? – per spronarci a un impegno più stringente in favore della pace e del disarmo nucleare”.