Cultura & Società
Musica, i 90 anni di Piero Farulli
Mercoledì 13 gennaio Piero Farulli fondatore della Scuola di Musica di Fiesole compie 90 anni: un’occasione importante per festeggiarlo insieme a tutti quelli che in questi anni hanno contribuito a fare della Scuola una realtà prestigiosa. Domenica 10 gennaio alle 11.30 nell’Auditorium Sinopoli della Scuola di Musica di Fiesole (via delle Fontanelle 24 S. Domenico) Andrea Lucchesini, Massimo Quarta, Antonello Farulli e Andrea Nannoni daranno il via ai festeggiamenti con un concerto tutto dedicato ai quartetti amati da Farulli: l’op. 47 di Schumann e l’op. 26 di Brahms. Inoltre il 12 e il 13 gennaio, sempre in Auditorium Sinopoli, proseguiranno nel pomeriggio gli affettuosi auguri al maestro. Martedì 12 alle 18 la Scuola offrirà i suoi auguri musicali e non al suo fondatore. L’avvio della festa sarà con il Quartetto d’Ark, 12 anni di media, a seguire tanti ex allievi. Mercoledì 13 sempre alle 18 verranno spente con Farulli 90 candeline brindando alla sua salute.
Il 13 gennaio di 90 anni fa nasceva a Firenze, in via Da Vinci, un bambino per il quale era previsto un futuro da protagonista del mondo musicale: Piero Farulli. Per i più giovani è il fondatore della Scuola di musica di Fiesole e un grande didatta, per i meno giovani è un grande musicista viola del Quartetto Italiano per oltre 32 anni che poi si è speso soprattutto per la didattica. Entrambe le sue «identità», comunque, fanno di lui uno dei personaggi che hanno contribuito alla storia della cultura italiana e hanno reso grande il nome della nostra patria nel mondo.
Ma chi è Piero Farulli? «Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di povera gente con cinque fratelli più grandi, da un padre calzolaio che era un vero artista della scarpa e nutriva una passione smodata per la musica, l’opera in particolare», ha raccontato di se stesso più volte. «Tutti i miei fratelli avevano una vena creativa fortissima che ci condizionò vicendevolmente e si incanalò diversamente in ognuno di noi. Fernando, ad esempio, è diventato poi il pittore che tutti conosciamo». In tutto questo, comunque, «fino a quindici anni della musica non ne volevo quasi sapere. Una mattina, poi, sentii per caso La morte e la fanciulla (Lied di Franz Schubert successivamente trascritto dall’autore stesso per quartetto d’archi, ndr) nell’esecuzione del Quartetto Brush: fu una folgorazione che decise del mio destino». La creazione del Quartetto Italiano segnò l’inizio di una carriera musicale folgorante, che ha visto Farulli e la sua formazione esibirsi in tutto il mondo e ha dato loro «la gloria e la possibilità di conoscere il mondo intero e i vari livelli di civiltà musicale». E proprio su questo punto si inserisce l’altra sua non meno grande vocazione: «tutte le volte che ripassavamo il confine sentivo una stretta al cuore di fronte alla miseria della nostra educazione musicale. Dopo secoli di gloria, da Frescobaldi a Verdi, l’Italia sembrava del tutto ignara del suo retaggio. La musica, il quartetto d’archi, mi hanno regalato mondi altrimenti intoccabili, altezze spirituali vertiginose, dimensioni davvero vicine al divino. Come non pensare che tutto questo dovesse essere ritornato a piene mani a tutti gli ignari e sono milioni!».
Nasce così il suo motto «La Musica: un bene da restituire», che lo porta a fondare la Scuola di musica di Fiesole nel 1974, perché, come dice lui stesso «se volevo che qualcosa cambiasse in Italia, dovevo avere l’incoscienza e il coraggio di rimboccarmi le maniche e fare» con lo scopo di creare «una cultura della Musica prospettata in una dimensione sociale» perché «la cosa straordinaria di questa nostra Scuola è la testarda volontà di dare a tutti questo grande patrimonio. E a Fiesole abbiamo ampiamente dimostrato di come si può fare egregiamente il musicista e nello stesso tempo laurearsi in matematica, in scienze politiche, in filosofia o in quant’altro. Insomma, questi ragazzi sono giovani che possono dare un contributo costruttivo all’umanità, ma non posso rassegnarmi a che troppi siano esclusi dalla grande cultura. Questo è stato sempre il mio cruccio maggiore. Perché io, figlio di povera gente, sono arrivato a suonare gli ultimi Quartetti di Beethoven, mentre milioni di persone si accontentano delle canzoni di San Remo? È un’ingiustizia sociale, che non riguarda solo la musica, e contro la quale non finirò mai di battermi».
Con la Scuola di musica di Fiesole Farulli ha dato vita, poco più di vent’anni fa, a un’altra iniziativa rivoluzionaria: l’Orchestra giovanile italiana, una possibilità per i migliori diplomati dei Conservatori italiani di fare un’esperienza d’orchestra, guidati da alcune delle bacchette più celebri. Oggi esistono altre orchestre giovanili, create e dirette da nomi famosi, ma la prima è stata l’Ogi, quella di Piero Farulli, che, non a caso, ha ricevuto il premio «Massimo Mila» e il premio «Abbiati» della critica musicale italiana, è stato insignito della medaglia d’oro per i benemeriti dell’Arte e della Cultura, poi dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’ordine della Repubblica Italiana dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. E, ancora, ha ricevuto il Pegaso d’oro della Regione Toscana «per il suo eccezionale impegno di artista, educatore e cittadino» e, nel 2005, il premio speciale Presidente della Repubblica su designazione dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia per rammentare alcuni riconoscimenti. Dietro la sua assillante preoccupazione di educare i giovani alla Grande musica sta una dote oggi rara: la sensibilità nel vedere quanto quest’arte e la sua storia e cultura siano indispensabili alla formazione dell’identità nazionale di ognuno e dell’identità culturale dell’individuo in genere. Facciamo tesoro del lavoro di Piero Farulli. Al maestro gli auguri per il suo genetliaco e i rallegramenti per il traguardo dei novant’anni.
Ha fondato nel 1974 la prestigiosa Scuola di Musica di Fiesole, da cui è sorta l’Orchestra Giovanile Italiana. Per la sua attività didattica ha ricevuto molti prestigiosi riconoscimenti in Italia e anche all’estero: ha ricevuto dalle mani della Regina di Spagna il Premio Yehudi Menuhin «a la integración de la Educación y las Artes» su indicazione della Scuola Superiore di Musica Reina Sofia di Madrid, e è stato insignito del Premio Speciale dell’Associazione Toscana-Usa che viene assegnato a «autorevoli e qualificati personaggi, toscani ed americani, per l’azione da loro svolta a sostegno delle relazioni e dei rapporti culturali, economici e di amicizia fra la Toscana e gli Stati Uniti d’America».