Il CAI, con l’avvento del nuovo presidente nazionale Vincenzo Torti, ha adottato le Alpi Apuane con l’intenzione di proteggerne le peculiarità, sia ambientali che paesaggistiche. La mostra espone venti fotografie di medio formato che riportano la particolare testimonianza del trattamento dei rifiuti nelle cave apuane. Sono fotogrammi in negativo e cronaca cruda del degrado della montagna.La mostra è, quindi, anche una denuncia, documentata, minima, esemplare sulla gestione dei rifiuti e riguarda zone diverse delle Apuane, a comprova, sostengono gli esponenti delCAI, di un ampio malcostume e di illegalità diffusa: di 35 cave controllate in Provincia, soltanto in una non sono state rilevate infrazioni. Ovunque troneggia una squallida desolazione: cisterne e serbatoi abbandonati, batterie accantonate, olii esausti, pneumatici di ruspe, ferraglie e grovigli di fili, tubi, plastiche, carcasse di auto, cadaveri di macchinari, resti di tralicci simili a giganteschi scheletri di animali preistorici, motori muti ma un tempo rombanti di rabbia e disprezzo nella lotta contro il titano, relitti di escavatori mostruosi che giacciono in una solitudine silenziosa e mortale, con devastazione di migliaia di tonnellate di montagna eternamente perduta. Nelle cave, da oltre venti anni, il numero delle macchine è superiore a quello degli occupati, una sconfitta sociale irreparabile che richiede un cambio di paradigma. Per questo, sottolineano i promotori, la finalità dell’esposizione è un messaggio all’uomo che è artefice della propria rovina e si sente impotente e disperato di fronte a un delitto inesplicabile.