Opinioni & Commenti
Quando il caldo gioca brutti scherzi alla memoria, alla politica e all’umore
Il problema è che il caldo gioca brutti scherzi alla memoria. I neuroni non amano le temperature elevate e ad alti livelli di umidità i collegamenti funzionano male. Il primo brutto scherzo giocato alla memoria è che non ci ricordiamo più di quando faceva caldo, anche più caldo di adesso. È un fenomeno comunissimo. Come moltissimi over 70 garantiscono, quando loro erano giovani, circa mezzo secolo fa, le estati erano fresche e miti, le zanzare tigre si chiamavano zanzare gattino e uno zampirone bastava per l’intero condominio, sui treni l’aria condizionata funzionava sempre (!), i ghiaccioli non si scioglievano e con 10 lire ti rimpinzavi di anguria gelata. Non provatevi a contraddirli. Vi diranno che loro c’erano e voi no e dunque non potete sapere; i più colti aggiungeranno, se voi citate gli almanacchi del servizio meteo dell’Aeronautica militare, che noi siamo degli ingenui e la storia la scrivono sempre i vincitori, frase profondissima che taglia la testa a ogni discorso e ad ogni almanacco.
Il caldo gioca brutti scherzi e basta. I più scatenati sono i teorici del complotto. Questo caldo non è normale, sibilano. C’è sotto qualcosa ma a loro non la si fa. Guai ribattere che d’estate ha sempre fatto caldo, a volte e per qualche settimana molto ma molto caldo. Il Movimento Cinque Stelle fa notare che nelle ultime estati le scie chimiche sono aumentate esponenzialmente, e non è una coincidenza. La Lega punta il dito contro il numero sempre più alto di immigrati africani e mediorientali che spostano considerevoli masse d’aria calda, e non è una coincidenza.
Il caldo gioca brutti scherzi all’umore: non siamo inclini a scherzarci sopra con una risata rinfrescante. Così anche questo articolo rischia seriamente d’essere preso sul serio. Buona glaciazione a tutti.