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Matrimonio gay: Belletti (Forum), quella sentenza è contro la Costituzione
Lascia davvero disorientati l’ordinanza del Giudice del Tribunale di Grosseto sul riconoscimento di un matrimonio gay contratto all’estero. E lascia disorientati anche la passività con cui il Comune ha accettato l’ordinanza anche in presenza di un intervento di segno opposto da parte della Procura.
Il giudice ha scritto che nel Codice Civile «non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie per contrarre matrimonio». Ma allora che problema c’è? Perché sul tema si continua a dibattere e la politica sta lavorando da anni sul nodo? Perché il nostro Paese continua ad essere accusato di avere norme sulla famiglia troppo arretrate in merito? Perché non ci si può sposare già oggi, nel nostro Paese, tra persone dello stesso sesso, se nel nostro codice civile la differenza sessuale non è «condizione necessaria per contrarre matrimonio»?
La verità è che la fuga in avanti del Tribunale di Grosseto non solo rischia di travolgere uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale, ma di fatto viola normative ben precise, proprie quelle che l’ordinanza nega che esistano.
Altrimenti la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 138/2010, avrebbe sbagliato affermando che non è possibile il matrimonio tra persone dello stesso sesso perché «l’intera disciplina dell’istituto, contenuta nel Codice Civile e nella legislazione speciale, postula la diversità di sesso dei coniugi, nel quadro di “una consolidata ed ultramillenaria nozione di matrimonio”». La Corte costituzionale ha anche ammesso che «La rara giurisprudenza di legittimità, che si è occupata della questione, ha considerato la diversità di sesso dei coniugi tra i requisiti minimi indispensabili per ravvisare l’esistenza del matrimonio».
Nel nostro Codice Civile si parla spessissimo di «marito-moglie/padre madre». E questo non chiarisce senza ombra di dubbio che il legislatore ha sempre avuto in mente, parlando di matrimonio e famiglia, la differenza sessuale?
Che l’ideologia sia presente nel dibattito pubblico ci sta. Ma che l’ideologia determini le sentenze dei Tribunali, questo ci pare davvero grave. Ed è grave che si metta mano a valori fondativi dell’umano e del sociale – come l’identità sessuale, l’identità del matrimonio, i fondamenti della famiglia – per colpi di mano in aule giudiziarie, per poi imporre ad altre parti della pubblica amministrazione valutazioni e giudizi che meriterebbero ben altro percorso e dibattito.
*presidente nazionale del Forum della associazioni familiari