Opinioni & Commenti
Nuovi poveri, nuova solidarietà
Questo nocciolo tradizionale della povertà permane tuttora e si presenta piuttosto stabile nel tempo ma ad esso si sono aggiunte nuove forme. Un primo cambiamento si è avuto con le grandi immigrazioni a partire dagli anni novanta. I nuovi arrivati che non trovano un’occupazione stabile, ed erano la maggioranza, sono entrati direttamente nelle file dei poveri. Questo ha determinato un notevole aumento del numero effettivo dei poveri sul territorio, in parte non rilevato dalle statistiche ufficiali. Il secondo cambiamento è recente e tocca gli italiani, nuove categorie di italiani, non quelle che costituivano il nucleo tradizionale dei ceti poveri.
È una situazione di squilibrio e iniquità di cui è difficile farsi una ragione. Il problema nuovo che si pone alla solidarietà privata, di fronte alla costante riduzione dell’impegno pubblico, è soprattutto il cambiamento dei bisogni di cui sono portatori i nuovi poveri. In una parola, il problema è come creare quel ponte che consenta di non perdere la casa o l’impresa individuale e quindi di mantenere le posizioni, per agganciare la ripresa quando ci sarà. Un conto è aumentare i pasti serviti – qui ci sono ancora margini di crescita –, tutt’altro è aumentare gli interventi sulla casa e sulle attività economiche, ancorché minime. Si potrebbe tentare la strada del microcredito? Si potrebbero promuovere micro-attività economiche ad esempio in forma cooperativa? Allo stato attuale sono poco più che ipotesi, tutte da sperimentare. La verità è che non abbiamo risposte pronte e nuove soluzioni vanno inventate. È qui che si gioca la sfida della nuova povertà.