Opinioni & Commenti

Tradurre in «toscano» l’«Agenda di speranza» di Reggio Calabria

L’attuale situazione economica, definita da diversi e autorevoli commentatori «drammatica» ed «epocale», sta mettendo a dura prova i cittadini e le famiglie italiane. La pressoché quotidiana perdita di posti di lavoro, con l’inevitabile intensificarsi del disagio sociale, arrivato a punte preoccupanti, e la mancanza di prospettive per una ripresa economica a breve termine, impongono un’attenzione rinnovata e un salto in avanti da parte di tutte le componenti della società, e in particolare  della politica, intesa nel suo significato genuino di «servizio alla polis». Se, infatti, coloro che i cittadini hanno votato, per rappresentarli nelle istituzioni, in questo delicato momento, dovessero abdicare al proprio ruolo, e impantanarsi in questioni di palazzo che nulla o poco incidono sulla vita concreta delle persone,  le conseguenze sarebbero davvero disastrose. Prima fra tutte: l’accrescersi di uno spirito individualista e di sfiducia che porterebbe ad una ricerca esasperata del proprio «particulare», per dirla  col Guicciardini, a danno della vita sociale e del bene di tutti. Il perdere tempo è quindi deleterio e pericoloso, la situazione va affrontata con piglio deciso e spirito di collaborazione. Ce lo ha ricordato il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: «non si può più aspettare, la gente non può più attendere».

In questo contesto, il contributo della Chiesa, come evidenziato da Papa Francesco nella visita «ad limina» può essere un’occasione per costruire ponti di dialogo con chiunque abbia la passione per il bene comune e per la verità, ed abbia a cuore il tema della giustizia. Come? Richiamando e difendendo un principio irrinunciabile per qualsiasi discorso sullo sviluppo economico, sull’organizzazione sociale e sull’impegno politico: al centro di tutto vi deve essere la persona umana, intesa nella sua totalità. Su questo punto ha precisato Benedetto XVI: «Senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro» (Caritas in Veritate, 11). Da qui prende spunto la «prima settimana dei cattolici toscani» che si tiene a Pistoia dal 3 al 5 maggio. L’iniziativa si situa nel solco delle settimane sociali: appuntamenti privilegiati per approfondire le tematiche legate al bene comune e alle sfide che attendono la Chiesa, nell’ambito educativo e sociale. Da bussola faranno i cinque punti dell’«Agenda di speranza» che è stata al centro della Settimana sociale nazionale di Reggio Calabria (2010) e di cui già si parlò un anno fa all’incontro «Cattolici protagonisti della Toscana di oggi» che si tenne nella basilica fiorentina di San Lorenzo.

Gli interventi e i lavori programmati si concentreranno, in prospettiva tipicamente toscana, su: «intraprendere nel lavoro e nell’impresa; educare per crescere; includere le nuove presenze; slegare la mobilità sociale; completare la transizione istituzionale». La nostra terra ha espresso, nel corso dei secoli, un patrimonio cospicuo di creatività e coraggio: ci auguriamo che l’appuntamento di Pistoia possa rappresentare un valido contributo per individuare le risposte giuste e accompagnare, così, la rigenerazione, ormai necessaria e non più rimandabile, nella vita politica, sociale ed economica. «La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (Caritas in Veritate, 9).

*vescovo di Massa Carrara-Pontremoli e delegato della Conferenza episcopale toscana per la pastorale sociale e il lavoro