Opinioni & Commenti
Le sofferenze della giustizia tra malanni vecchi e nuovi
DI ALBERTO MIGONE
I toni alti, che hanno caratterizzato l’apertura dell’Anno giudiziario, finiscono per porre in secondo piano la «fotografia» della giustizia in Italia nel periodo luglio 2000/giugno 2001.
Non sarà male quindi tornare ai numeri che hanno sempre una loro oggettività e indicano i problemi veri della giustizia, quelli che interessano e preoccupano la gente comune.
In estrema sintesi: in Toscana diminuiscono gli omicidi, mentre aumentano le rapine e i reati sessuali. È in diminuzione il numero dei furti che resta comunque altissimo (94.860). Quello però che emerge e preoccupa sono i procedimenti penali «condannati» irrimediabilmente alla prescrizione (84.000) e i reati per i quali non si individua il colpevole.
Questi dati, abbastanza omogenei alla situazione italiana, evidenziano l’aggravarsi di mali antichi: la lentezza dei procedimenti (un processo, dalle indagini preliminari all’appello, dura in media più di quattro anni) e la non certezza della pena (chi commette un illecito ha buone possibilità di farla franca).
Dispiace che anche i cattolici, ovunque collocati, non sappiano in queste circostanze ritrovare quell’intelligente autonomia che potrebbe forse portare un contributo serio in una situazione che è oggettivamente grave, soprattutto perché nel giudizio comune le varie Istituzioni dello Stato stanno perdendo credibilità e autorevolezza. E questo è il vero pericolo per la democrazia.