Opinioni & Commenti
Dalla parte di Samuele
Il primo libro della Bibbia dimostra una constatazione inoppugnabile: nel Paradiso della grazia e dell’innocenza, non ci sono omicidi. Dopo il primo peccato, aversio a Deo, dei progenitori comincia la storia della violenza. Ancora una ragione per stare dalla parte di Samuele.
Un cattolico credente deve tenere due occhi aperti: uno sulla Parola di Dio e uno sulla Parola del Magistero della Chiesa. Non si possono dimenticare le parole di Pio XII, 29 ottobre 1951, rivolte alle ostetriche. Dice il papa: «Uno è il bambino, anche non ancora nato, allo stesso grado e per lo stesso titolo della madre. Quindi non vi è nessun uomo, nessuna autorità umana, nessuna scienza… che possa esibire o dare valido titolo giuridico per una diretta deliberata disposizione sopra una vita umana innocente».
Dalla parte di Samuele vuol dire non solo no all’aborto, no alla fecondazione artificiale eterologa e al tempo stesso sì alla tutela dell’embrione nelle tecniche di fecondazione assistita; assicurazione al diritto di nascere del concepito. Vuol dire difendere e promuovere il diritto alla vita in tutto l’arco dell’esistenza umana, iniziando dal riconoscimento della capacità giuridica di ogni essere umano fino dal concepimento.
Dalla parte di Samuele si dovranno porre i legislatori, ora che la «dolce morte» si è affacciata all’orizzonte europeo. Ridare alla morte la sua dignità, oggi più che mai, per ragionevoli esigenze di guarigione, espatriata dalle case, poiché il vero problema umano è il morire, il dover lasciare tutto, persone care e cose care. È disumano lasciare il malato solo. Il malato terminale lo si dovrà aiutare nella sofferenza e nell’angoscia, con gli analgesici, anche se generano uno stato soporoso e di minore lucidità; anche se possono far perdere la conoscenza nel momento della morte, purché il malato abbia la consapevolezza del proprio morire.
L’accanimento terapeutico, o approccio palliativo, può cedere il passo dopo aver fatto quanto scientificamente e umanamente era possibile. Lasciar morire non è uguale a uccidere. Omicidio è l’eutanasia volontaria, diretta o su richiesta della persona malata o per iniziativa di coloro che circondano il malato. È ipocrita la giustificazione esterna «così ha finito di soffrire», perché, in concreto si vuol dire che ci siamo liberati da un patire ormai insopportabile. E nemmeno consentire al malato l’autonomia della decisione come «libertà estrema» perché coinciderebbe con un suicidio assistito.