Opinioni & Commenti

L’Europa e le sue radici cristiane

DI PIER ANTONIO GRAZIANI

L’obiettivo dell’unità politica, in Europa, è relativamente recente: risale alla fine del secondo conflitto mondiale, allorché gli europei non poterono fare a meno di interrogarsi sulle cause delle guerre che li avevano visti da troppo tempo gli uni contro gli altri. L’Europa di un tempo, nel Medio Evo, aveva una risorsa morale e culturale per porsi interrogativi analoghi, ed era il cristianesimo patrimonio comune. Non che se ne possa trarre più di tanto oggi, ma non sarà inutile ricordare che in quell’Europa il cemento funzionava. Anche in materia di libertà, se è vero quel che affermava il signor di Montesquieu, e cioè che in Francia il dispotismo era contemporaneo e le libertà antiche. Un discorso che non vale solo per la Francia ma per tutta l’Europa. Certo, le libertà nel Medio Evo più che proclamate erano incartate nei privilegi, negli equilibri corporativi. Non esistendo diritto pubblico le libertà venivano conservate e garantite da quello privato.

È chiaro che l’Europa del Medio Evo non può essere un modello, neppure di virtù, ma è altrettanto vero che il cristianesimo che culturalmente l’aveva unificata non è elemento che l’Europa d’oggi possa ignorare.

Fa parte così profondamente della sua storia che sinanche la rivoluzione francese nel trinomio «Libertà, fratellanza, uguaglianza» non poteva non dirsi cristiana. Nel secolo scorso c’è stato purtroppo anche dell’altro in Europa: il neopaganesimo del fascismo aspirante agli allori della Roma imperiale, del nazismo difensore di una razza, l’improbabile, dopo tutto, razza ariana. C’è stato anche il comunismo che pretendendo di dar vita ad un’umanità nuova, post cristiana, non è riuscito dell’impresa perché si era perso per strada l’umanità.

Nessuna voglia di stati confessionali, di commistioni politico-religiose: la Chiesa Cattolica, non foss’altro, ha alle spalle un Concilio dalle conclusioni inequivocabili. E non v’è certo da temere per le Chiese ortodosse e per le confessioni protestanti.

Il discorso è un altro: per costruire l’Europa non si può pensare di combattere un integralismo religioso, inesistente, in nome di un fondamentalismo laicista che allora esisterebbe. I fondamentalismi non diventano tolleranti e libertari per il fatto di essere non religiosi.Al lavoro, intanto, c’è una Convenzione europea che, nonostante il nome, non sembra purtroppo abbia molto di rivoluzionario nelle sue possibilità. L’apertura all’est, all’altro polmone d’Europa come lo ha definito il Papa, porterà nello spazio di pochi anni ad un’Europa di venticinque-ventisette paesi membri, troppi perché l’Unione, anche quella di oggi, possa funzionare. Il diritto di veto di cui dispongono in Consiglio dei Ministri i governi nazionali, l’elefantiasi degli organi comunitari che devono rispettare le presenze nazionali, o vengono modificati o non solo non funzionerebbe l’unità politica, si incepperebbe anche quella economica. Questa in vero sembra stare a cuore a tutti, o quasi, ed ecco allora profilarsi accanto a fondamentalismo, in sede culturale, la pigrizia dell’economicismo come sostituto fraudolento della politica. Si respira purtroppo in Europa, mentre la Convenzione è al lavoro, un clima poco piacevole: sono molti gli stati gelosi della propria sovranità e l’unità politica, se vuol procedere, non può che attingervi altrimenti non sarà.Diversi sintomi avvertono della difficoltà dell’impresa, a cominciare dai problemi della giustizia. La Convenzione rischia così il fallimento se dall’Italia alla Germania, al Belgio, all’Olanda, alla Francia non riprende fiato la voglia di unità. Si tratta dei paesi che dettero il via al processo unitario, ma non c’è chi non veda che oggi come oggi qualcuno di questi balbetta. La convenzione allora si risolverebbe nella delusione degli unitari e nella soddisfazione degli euroscettici. E tutti a guardia di un’Europa dell’economicismo, nome nuovo, e vecchio, di un’unità politica troppo difficile.De Gasperi e il «sogno» di un’anima per l’Europa. Parla la figlia Maria Romana