Opinioni & Commenti
Omosessuali, dubbi e perplessità sulla proposta di legge regionale
In tema di diritti civili la nostra Costituzione è già molto esplicita (art. 3), anche se bisogna riconoscere che molto spesso i principi faticano a diventare mentalità e i pregiudizi restano, creando dolorose e ingiuste discriminazioni di fatto, che del resto non riguardano solo l’ambito sessuale.
Le norme che discendono da questo principio sono le più varie: alcune positive per la tutela della pari dignità e rispetto per ogni singola persona (per es. in materia di assistenza ospedaliera) altre lasciano forti dubbi: cosa vuol dire, in concreto, che la Regione deve «valorizzare le manifestazioni affettive»? Ed è opportuno che si intervenga in ambiti così personali? Ci sembra inoltre molto discutibile che si possano pensare «percorsi preferenziali» in favore di persone omosessuali e prevedere privilegi (lavoro – formazione – salute) per chi ha mutato identità sessuale. Fra l’altro tutto questo promuove e salvaguarda la dignità di queste persone?
Le perplessità però, più che su singole norme, attengono allo spirito che sembra sottendere. A nostro parere, infatti, si vuole affermare un principio: sui comportamenti sessuali non è possibile esprimere alcun giudizio di valore perché tutti si equivalgono. Si trasmette così, con l’autorevolezza che una legge finisce sempre con l’assumere, un messaggio fuorviante, soprattutto per le giovani generazioni che finisce tra l’altro per minare la concezione di famiglia così come la nostra Costituzione la delinea e la valorizza. Sono quindi in gioco valenze etiche per noi fondamentali.
Questi gli aspetti che dovrebbero emergere e animare il dibattito in Consiglio Regionale, un dibattito che ci auguriamo non condizionato da schemi ideologici, da alleanze politiche e da movimenti di pressione.
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