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Dolly, nata tardi e morta presto

di Umberto SantarelliLa pecora Dolly, nata per forza (e cioè per clonazione) è morta giovane; anzi no, è morta di vecchiaia: giovane d’anni ma irrimediabilmente decrepita, tanto che chi l’aveva fatta (un giornale ha distrattamente scritto addirittura: «creata») ha deciso di disfarla ricorrendo (come ha scritto il medesimo giornale) all’eutanasia. Insomma, prima l’hanno fatta nascere; e poi, visti gli esiti non felicissimi dell’operazione, l’hanno ammazzata: fare e disfare….

Gli stessi scienziati che hanno fatto e disfatto hanno spiegato che l’animale nato per clonazione sommava sulle sue spalle l’età sua e quella dell’animale «donatore» della cellula che era stata usata per l’operazione che era parsa «miracolosa». Per questo la vecchiaia era arrivata anzitempo, e con la vecchiaia acciacchi tanto gravi da suggerire il gesto «pietoso» dell’eutanasia. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, verrebbe fatto di osservare che dal suo punto di vista il professor Ian Wilmut (autore del singolare esperimento) ha fatto davvero un viaggio e due servizi ai confini dell’ardimento scientifico più spericolato, realizzando sul medesimo «soggetto» la clonazione e l’eutanasia. Si dirà che, trattandosi solamente d’una bestia, non ci sono problemi morali da sollevare. È verissimo, ma mi parrebbe un po’ difficile dimenticare che questi esperimenti miravano assai più in alto della pecora Dolly; e, se vero è che il buon dì si vede dal mattino, per il futuro sarà bene darsi una regolata per non trovarsi in qualche ginepraio di troppo. Sempre dal solito giornale ho saputo che Dolly, in questi anni, ha partorito tre agnelli perfettamente sani (dice) nati come da sempre nascono gli agnelli. Auguriamoci solamente che loro, partoriti a modino, invecchino a tempo debito.