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Giovanni Paolo II, la vecchiezza senza vecchiaia

di Umberto SantarelliLa festa cominciò a Madrid, una sera di due settimane fa, quando il Papa, mentre parlava a un’enorme assemblea di giovani della sua lunga vita di prete e di vescovo, fece a un tratto a voce alta i conti della sua età e concluse dicendo d’essere un giovane d’ottantatre anni. Scoppiò un applauso che non finiva più. Poi ci sono state anche le celebrazioni ufficiali, concluse domenica in Piazza san Pietro con tutta la solennità che l’evento meritava. Gli elogi per il festeggiato sono stati unanimi, e sono arrivati da tutte le parti, perché sarebbe davvero difficile non riconoscere a questo vecchio vescovo, che in vita sua di prove ne ha passate davvero parecchie, due grandi e rare capacità. Quella di non nascondere né di «minimizzare»gli acciacchi (notevoli) che la vecchiaia gli ha portato, e l’altra – forse più rara e più preziosa ancora – di non farsi piegare, di restare attento a tutto quello che gli succede intorno, di non abbassare la voce e, anzi, addirittura di gridare quando il suo dovere di maestro e di guida gl’impone di farlo. Insomma, è perfettamente disponibile a far vedere a tutti che non può più camminare; ma da queste sue limitazioni, anche gravi, non ricava per sé nessuna licenza di restare a vedere né di farsi da parte. Sa bene che tutto gli viene da Dio, e lo ringrazia a voce alta, chiedendo a tutti di pregare per lui, perché conservi sempre la forza di fare quel che è suo dovere fare. È questa chiarezza umana senz’ombre, questa veridicità così disarmante che fa di Giovanni Paolo II un autentico giovane ottantatreenne, senza che nessuno avverta l’ombra d’una contraddizione in questa definizione che lui stesso adoprò l’altro giorno a Madrid. E nasce da questa chiarezza la facilità che Giovanni Paolo II ha, come l’ebbe l’altro giorno parlando ai suoi connazionali venuti a Roma a trovarlo, di sentire sempre più vicino il giorno nel quale Dio lo chiamerà. A ben guardare è proprio questa vecchiezza senza vecchiaia una delle immagini più persuasive ed autentiche del Vescovo, per dono di Dio e non per virtù sua padre e maestro della sua Chiesa. E appare davvero profetico che proprio il Vescovo di Roma ce lo ricordi in modo così convincente. Diciamo la verità: sarebbe bellissimo che fosse proprio questo giovane Papa ottantatreenne a ridare a tutte le Chiese del mondo la possibilità di ricevere il dono prezioso della paternità e del magistero dai loro Vescovi anche dopo che sono diventati vecchi.