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Pentecoste, lo Spirito questo sconosciuto

di Franco CerriSe c’è una solennità poco sentita tra i cristiani, questa è certamente la Pentecoste, tanto è ancora sconosciuta. Si prepara la Pasqua, si prepara il Natale, ma quando arriva la Pentecoste, che dovrebbe essere il culmine di un cammino, perché segna l’inizio della Chiesa con il dono dello Spirito, cala il silenzio. Nelle parrocchie si è pronti a preparare con tanto calore le feste patronali con tutti i contorni più o meno deliziosi, ma la Pentecoste non attira per nulla. E allora si capisce perché all’interno della Chiesa c’è stanchezza, poco slancio per l’evangelizzazione, poca disponibilità al dialogo ed è scarso il senso della missione. Per non dire dei rapporti a volte poco fraterni nella Chiesa.

Lasciarsi guidare dallo Spirito farebbe uscire da una «stanca abitudine» di vivere la fede, dal tradizionalismo che è roba da museo, dal campanilismo che divide, da un clericalismo che rende i fedeli laici clerico-dipendenti e soffoca i ministeri e i carismi della comunità cristiana.

Non ricordare la Pentecoste fa dimenticare «il dono delle lingue» e la presenza multiforme dello Spirito, che vincono l’appiattimento, spronano tutti a cercare l’unità nella diversità, favoriscono il dialogo, esigono l’impegno ecumenico. E questo porta all’ascolto, alla tolleranza, al rispetto delle idee, all’accettazione delle critiche e ad accogliere le persone prendendole così come sono e non come le vorremmo. Nello stesso tempo esige di non chiudersi «a riccio» come spesso avviene, quasi che uno avesse la verità in tasca e gli altri fossero tutti ignoranti o miscredenti.Nelle parrocchie si fanno tante iniziative per mettere insieme le persone, si consumano energie preziose per attività che sono più tipiche di associazioni culturali e di tempo libero, con risultati che di solito durano quanto le persone che hanno dato vita a quelle iniziative. Non sarebbe il caso di riscoprire e mobilitare tutta la comunità per la celebrazione della Pentecoste per sperimentare di nuovo «il vento gagliardo e le lingue come di fuoco»?