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Il figlio può attendere. L’auto no

di Umberto FolenaL’Italia ha il minor numero di figli per donna e la maggior percentuale di automobili per abitanti. In altri termini, siamo genitori pigri ma guidatori solerti. Maliziosamente, qualcuno potrebbe osservare che non dobbiamo stupircene, quasi tutti gli italiani infatti passano molto più tempo con la propria auto – meglio sarebbe dire: chiusi dentro – che con i propri figli. Una cattiveria, appunto. Che però viene spontaneo pensare dopo aver visto, e rivisto, e stravisto l’ultimo spot della monovolume della casa automobilistica tedesca V.

Appartamento medio della media borghesia. Due trentenni. Lui sta ancora rigirandosi nel lettone, lei è già perfettamente vestita per una nuova giornata attiva e produttiva. Lui le porge con fare ansioso un test di gravidanza, dei tanti che gli ingombrano il cassetto del comodino. Lei sorride: «Guarda che per avere un bambino non bisogna avere fretta». Già, perché lui ha tanta fretta? Perché desidera un figlio. Di più: «Magari sono quattro». Gemelli, par di capire. E che sia l’esatto numero delle ruote è una pura coincidenza. Ma sì, lui desidera il macchinone a sette posti. Claim: «Devi proprio avere figli per avere una T.?». Domanda retorica. No di certo, oh grullo. Anche perché in famiglia il bambino c’è già ed è lui, il marito impacciato; e madre, padre, tutto quanto è lei, sicura, impeccabile, autorevole. Il messaggio è tanto ridicolo quanto irritante. Faccio figli per cambiare auto, e non (viceversa) cambio auto perché i figli dentro non ci stanno più. I figli come mezzo, non come fine. Non sentite puzzo di marcio? È la dimostrazione mediatica e consumistica dell’assunto iniziale: gli italiani fanno sempre più auto e sempre meno figli. Anche perché il messaggio della V. è esplicito: per il figlio c’è tempo, per l’auto nuova no. Il figlio è un desiderio che può attendere, l’auto puoi, anzi devi comprartela subito. E allora ti viene in mente un altro spot allucinato, quello dove tutti ti ringraziano perché facendo la spesa contribuisci alla crescita del Pil, e comprendi: i figli impoveriscono la nazione, le auto l’arricchiscono. Sei un vero patriota? Comportati di conseguenza. Ecco, se questa è la lezione, noi siamo pessimi patrioti. E ne andiamo fieri.