Opinioni & Commenti
Ue, un Preambolo totalitario
Ma essa è stata in larga misura vissuta come un’occupazione, contro cui, appena possibile, i popoli sottomessi si sono ribellati. L’identità nazionale della Spagna ha mantenuto per secoli una fortissima impronta religiosa a seguito della «reconquista» attuata contro i mori. E la storia delle popolazioni balcaniche è stata segnata, per tutto l’Ottocento, dalla lotta per recuperare la loro identità nazionale e cristiana liberandosi dai turchi.
Se poi si pensa all’influenza della cultura araba per esempio nella trasmissione delle opere di Aristotele essa è fuor di dubbio, ma furono dei maestri domenicani, come S. Alberto Magno e S. Tommaso d’Aquino, ad accogliere, meditare e rielaborare il pensiero dei filosofi greci e le stesse dottrine dei loro commentatori islamici. Qualcosa del genere vale per l’ebraismo, che ha segnato in modo decisivo la storia dell’Occidente, ma attraverso la mediazione del cristianesimo. La tradizione dell’Antico Testamento è giunta a noi solo nella rilettura che ne viene fatto dal Nuovo.
Ciò che impressiona è che gli intellettuali non siano insorti contro queste e altre simili argomentazioni, non in nome dell’appartenenza ad una Chiesa, ma della pura e semplice verità storica. Nel suo romanzo «1984» Orwell indica come una delle caratteristiche più tipiche dei totalitarismi la volontà di riscrivere il passato per modellarlo sul presente. Se questo è vero, ciò a cui abbiamo assistito dovrebbe inquietare tutti, credenti e non credenti.
Si potrà obiettare che in fondo, alla fine, nel «Preambolo» si è preferito tacere, oltre che del cristianesimo, di qualunque altra matrice spirituale e culturale. Ma proprio questo è il totalitarismo culturale di cui oggi siamo vittime: quello di un pluralismo che si spinge così oltre da cancellare ogni tradizione e, di conseguenza, ogni identità. Pessima base per un dialogo con una civiltà, come l’Islam, che rischia di cancellarci per il semplice motivo che noi non siamo più niente.
Radici cristiane: è la storia che parla. E l’Europa sbarca in consiglio