Opinioni & Commenti
L’abito non fa il monaco, ma il maleducato lo si riconosce anche dal vestito
Nessuno vuole intaccare la fede di chi entra in chiesa in mini-gonna o in super-mini-gonna o in zero-gonna come pure di chi si presenta in canottiera o in pantaloncini, ma si tratta di avere un pizzico di buon senso o meglio un po’ di educazione.
Credo che nessuno vada sulla spiaggia in giacca e pantaloni. Nessuno entra in un campo di calcio per giocare in cravatta. E nessuno si presenterebbe in teatro con bermuda e torso nudo, ombelico e zona circostante alla luce del sole. E gli esempi potrebbero continuare a iosa. Senza dire poi come la gente veste ai matrimoni che si celebrano nelle chiese durante il tempo estivo: dalla sposa che si presenta abbondantemente svestita sia davanti che dietro, alle signore invitate che fanno a gara per far intravedere il più possibile del proprio corpo, pancia scoperta e spacchi vari compresi, un vero e proprio defilé di moda da fare invidia a quelli di Pitti. Per carità, non c’è da scandalizzarsi ormai di nulla, perché non resta più nulla da scoprire, anche perché la privacy potrà funzionare in altri settori, ma non certo per quello che riguarda le parti più intime del corpo. L’intimità non esiste quasi più o è in via di estinzione. Anzi se non ti scopri, non mostri la tua identità!
Per gli ambienti che ci interessano si intuisce senza tanti discorsi come ci si deve vestire. Non si capisce perché, per la chiesa come per qualche altro ambiente, ci si sente autorizzati a tutto. È una questione di libertà, di maleducazione o di non comprensione della situazione? Certo, non è che si debba ritornare agli anni in cui i parroci facevano vere lotte perché le donne in particolare entrassero in chiesa ben coperte da cima a fondo, però insistere che perlomeno qualche velo resti, insomma, questo sì! Non siamo ancora come gli angeli!