Opinioni & Commenti
Le torture in Iraq: il cerchio cinico
Una carneficina. Di urlo in urlo il latrato umano ininterrotto giunge quotidianamente alle nostre orecchie e forgia le nostre coscienze. Ma come?
Alla sera ci sono uomini e donne che tirano le somme della giornata, ma attardarsi in questo oceano scuro, denso di forze ignote e mostruose, non consente al sonno di fare il suo mestiere. Le immagini di sangue del giorno popolano la notte di quei tipici sogni catastrofici in cui nessuna azione può essere compiuta e l’Io è travolto da un mondo ostile. Il Vaso di Pandora si è rotto e tutti i germi delle peggiori malattie infettano il giorno e la notte. Le foto delle torture in Iraq e quelle ancora preannunciate – con un nuovo e sopraffino stile della trasparenza dell’informazione – saranno le ultime tossine contagiose? Perché dovrebbero esserlo?
Angoscia. Forse non detta, ma dissimulata: nel maggio degli studenti, troppo stanchi per fare uno sciopero – sono bastate le annoiate autogestioni dell’inverno – oppure nelle strategie comunicative rassicuranti: «tranquilli: il male è inevitabile, episodi di tortura sono nel conto, vedete piuttosto che tutto viene alla luce del sole?!».
Non vogliamo aggiungere altra indignazione. Lo scandalo è assai prima e l’interesse è, oggi, trasformare il trauma in sussulto della mente e dell’anima. Angoscia, paralisi, fuga, sorgono nelle vie delle città con parole differenti eppure uguali: «muoiano quelli!», «muoiano questi!», «muoiano tutti!» «affari loro!». Il cinismo trova sostenitori impensati e si chiude in un cerchio di irrealistica sopravvivenza. Noi diciamo invece: «affari nostri». Anche nel Vaso di Pandora il mito lasciava, nel fondo, la speranza: i mali erano finiti e forse si poteva ricominciare. La speranza, dunque, operosa, responsabile, propositiva: non l’illusione. Pensare che tutto finisca da sé, che ciascuno di noi possa pensarsi fuori dalla mischia mondiale è l’illusione della fuga. Costruire una nuova offensiva di pace con gesti e percorsi concreti è la strada della speranza.