Opinioni & Commenti

Enzo Baldoni, un giornalista non ’embedded’

Pietro Mariano BenniAgenzia Misna“Non era un ’embedded’ e quindi non poteva morire nel suo ‘letto’….” mi dice al telefono da Atene – parlando dell’uccisione di Enzo Baldoni – un collega inviato in Grecia dal suo giornale per seguire alle Olimpiadi la partita di calcio Italia-Iraq che forse non si giocherà più o sarà comunque un evento sportivo “angoscioso” come è stato già detto da alcuni.

Il collega, che conosceva Baldoni e mi prega di non identificarlo (lui scrive di sport e al suo giornale’ non gradiscono’ che gli inviati facciano dichiarazioni d’altra natura), mi ha telefonato nella notte per sapere se alla MISNA, grazie a Gianfranco, un collaboratore che legge l’arabo, sapevamo qualcosa di più preciso, se abbiamo conferma certa e indubitabile dell’uccisione.

Gli rispondo che Jihad Ballout portavoce di ‘al Jazira’, pur a quanto pare in possesso di un breve, agghiacciante ma confuso filmato, avrebbe detto che sì “al meglio delle conoscenze disponibili” Baldoni è stato ucciso; non sgozzato ma colpito da un proiettile, a quanto pare durante una colluttazione.

o, non è certo una morte da embedded, non muoiono giustiziati da rapitori i giornalisti più o meno famosi selezionati e accettati dai comandi militari come cronisti di guerra in Iraq. Embedded è una strana parola, deriva da “bed”, letto, proprio per indicare che si tratta di cosa o persona che fa parte integrante di un sistema.

Baldoni, con la sua strana vita in cui ha fatto di tutto – dall’operaio al pubblicitario di successo all’inviato di guerra perchè curioso, “ficcanaso” come lui stesso diceva di sé – tutto era ma non parte integrante di alcun sistema. Anche per questo certa stampa lo aveva volgarmente ridicolizzato, spingendosi perfino a dubitare del rapimento con ragionamenti capziosi e ad affermare che Baldoni poteva stare tranquillo tanto era in mano a suoi amici…”Lo so, il mio è solo uno stupido gioco di parole – continua il collega da Atene, riferendosi a bed ed embedded – ma Enzo da lassù me lo perdonerà e ne sorriderà… come sorriderà di quegli stupidi insulti, dei sospetti di ogni genere sul suo lavoro… so che ci guarda e ride, forse proprio in questo momento…..scusami anche tu ma credimi…almeno per il momento non so cos’altro dire, sono proprio senza parole… .”.

La notizia dell’uccisione di Enzo G. Baldoni, pubblicitario di professione e giornalista free-lance per passione, non ha tenuto sveglio solo il clan degli inviati olimpici. Oggi è la notizia del giorno e domina le prime pagine in Italia, trovando spazio anche sulla stampa straniera e soprattutto su molti siti Internet, un mondo virtuale in cui “E.G.B.” – così si firmava – era molto presente almeno dal 1997. Secondo il “New York Times”, che dedica un servizio e più di un richiamo all’uccisione di Baldoni, il ‘Committee to Protect Journalists’ (Cpj), con base a New York, afferma che E.G.B. è il dodicesimo giornalista rapito quest’anno in Iraq. Fino al 15, secondo Cpj, sullo stesso fronte, ne erano morti di sicuro 18 nel 2004 e di due francesi, Christian Chesnot di Radio France Internationale e Georges Malbrunot del quotidiano “Le Figaro”, non si sa nulla.

Meglio è andata all’americano Micah Garen, liberato dieci giorni dopo essere stato sequestrato a Nassirya per motivi che restano ancor oggi poco chiari (essere stato ” di servizio” alla causa irachena), non escluso un suo filmato giudicato ” assolutamente inverosimile” sul presunto coinvolgimento del contingente italiano in una sparatoria contro un’ambulanza. Un filmato a cui sembra interessata anche la magistratura italiana che ha chiesto, a quanto pare, anche quello dell’uccisione di Baldoni. Fossero entrambi mai simili a quello di un uomo sgozzato confezionato ai primi di agosto da Benjamin Vanderford in California e rivelatosi poi una tragica beffa di pessimo gusto? Fosse mai vero che alcune delle cose più orribili di questa guerra irachena sono solo virtuali, che tutto sia una sorta di “incubo digitale” da cui presto usciremo? Purtroppo, per quel che riguarda Baldoni, nessuno più sembra sperarci.

Sulla “Repubblica” di oggi (27 agosto 2004 ndr), il direttore Ezio Mauro scrive: “Davanti alla brutalità di questa tragedia (consumata con una rapidità tecnica da atto politico, che punta fin dall’inizio soltanto al suo esito scontato, senza lasciare spazio a qualsiasi soluzione diversa) contrasta ancor più l’inermità “innocente” di Enzo Baldoni, che davanti alle armi spianate dei suoi rapitori e carnefici sembrava ancora sentirsi in qualche modo al riparo della sua identità di giornalista free lance, volontario della Croce rossa, “uomo di pace”, come ha detto con forte dignità sua figlia nell’ultimo inutile appello.” Concludendo la telefonata da Atene, il collega aggiunge: ” Voi che siete così meticolosi alla MISNA, non sapete per caso per quale nome stava quella ‘G.’ che lui usava tra nome e cognome? Ora che ci penso, io non l’ho mai saputo…” Resto in silenzio e rispondo: ” Mi dispiace, neanche io…”. (Misna)