Opinioni & Commenti
Enzo Baldoni, un giornalista non ’embedded’
Il collega, che conosceva Baldoni e mi prega di non identificarlo (lui scrive di sport e al suo giornale’ non gradiscono’ che gli inviati facciano dichiarazioni d’altra natura), mi ha telefonato nella notte per sapere se alla MISNA, grazie a Gianfranco, un collaboratore che legge l’arabo, sapevamo qualcosa di più preciso, se abbiamo conferma certa e indubitabile dell’uccisione.
Gli rispondo che Jihad Ballout portavoce di ‘al Jazira’, pur a quanto pare in possesso di un breve, agghiacciante ma confuso filmato, avrebbe detto che sì “al meglio delle conoscenze disponibili” Baldoni è stato ucciso; non sgozzato ma colpito da un proiettile, a quanto pare durante una colluttazione.
o, non è certo una morte da embedded, non muoiono giustiziati da rapitori i giornalisti più o meno famosi selezionati e accettati dai comandi militari come cronisti di guerra in Iraq. Embedded è una strana parola, deriva da “bed”, letto, proprio per indicare che si tratta di cosa o persona che fa parte integrante di un sistema.
Baldoni, con la sua strana vita in cui ha fatto di tutto – dall’operaio al pubblicitario di successo all’inviato di guerra perchè curioso, “ficcanaso” come lui stesso diceva di sé – tutto era ma non parte integrante di alcun sistema. Anche per questo certa stampa lo aveva volgarmente ridicolizzato, spingendosi perfino a dubitare del rapimento con ragionamenti capziosi e ad affermare che Baldoni poteva stare tranquillo tanto era in mano a suoi amici…”Lo so, il mio è solo uno stupido gioco di parole – continua il collega da Atene, riferendosi a bed ed embedded – ma Enzo da lassù me lo perdonerà e ne sorriderà… come sorriderà di quegli stupidi insulti, dei sospetti di ogni genere sul suo lavoro… so che ci guarda e ride, forse proprio in questo momento…..scusami anche tu ma credimi…almeno per il momento non so cos’altro dire, sono proprio senza parole… .”.
La notizia dell’uccisione di Enzo G. Baldoni, pubblicitario di professione e giornalista free-lance per passione, non ha tenuto sveglio solo il clan degli inviati olimpici. Oggi è la notizia del giorno e domina le prime pagine in Italia, trovando spazio anche sulla stampa straniera e soprattutto su molti siti Internet, un mondo virtuale in cui “E.G.B.” – così si firmava – era molto presente almeno dal 1997. Secondo il “New York Times”, che dedica un servizio e più di un richiamo all’uccisione di Baldoni, il ‘Committee to Protect Journalists’ (Cpj), con base a New York, afferma che E.G.B. è il dodicesimo giornalista rapito quest’anno in Iraq. Fino al 15, secondo Cpj, sullo stesso fronte, ne erano morti di sicuro 18 nel 2004 e di due francesi, Christian Chesnot di Radio France Internationale e Georges Malbrunot del quotidiano “Le Figaro”, non si sa nulla.
Meglio è andata all’americano Micah Garen, liberato dieci giorni dopo essere stato sequestrato a Nassirya per motivi che restano ancor oggi poco chiari (essere stato ” di servizio” alla causa irachena), non escluso un suo filmato giudicato ” assolutamente inverosimile” sul presunto coinvolgimento del contingente italiano in una sparatoria contro un’ambulanza. Un filmato a cui sembra interessata anche la magistratura italiana che ha chiesto, a quanto pare, anche quello dell’uccisione di Baldoni. Fossero entrambi mai simili a quello di un uomo sgozzato confezionato ai primi di agosto da Benjamin Vanderford in California e rivelatosi poi una tragica beffa di pessimo gusto? Fosse mai vero che alcune delle cose più orribili di questa guerra irachena sono solo virtuali, che tutto sia una sorta di “incubo digitale” da cui presto usciremo? Purtroppo, per quel che riguarda Baldoni, nessuno più sembra sperarci.