Opinioni & Commenti
Ac-Cl, sbagliata ogni lettura «politica»
Su questo sfondo si è svolta nel nostro Paese, dopo il Concilio, tutta una fioritura di gruppi e movimenti tra cui Comunione e Liberazione occupa certamente un posto importante che ha ravvivato e moltiplicato le prospettive, fin allora troppo monolitiche, del cattolicesimo italiano. Era inevitabile una tensione con l’associazionismo tradizionale, rappresentato dall’Azione Cattolica. Nello sforzo di scoprire la propria identità, dall’una e dall’altra parte si è stentato ad ascoltare ciò che gli altri avevano da dire sulla propria. E, come nella comunità degli «Atti», ciò ha prodotto non pochi problemi.
In questi ultimi anni, una più matura esperienza di fede ha gradualmente ricondotto tutti alla logica del rispetto reciproco e di un più sereno confronto tra le diversità. Probabilmente ha favorito questa lenta evoluzione la comune convergenza nel progetto culturale orientato in senso cristiano, proposto dalla Cei dopo il convegno di Palermo del 1995 e non a caso menzionato da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, nella sua relazione al Meeting.
Intanto perché la riflessione sulla cultura aiuta a comprendere che una stessa verità può essere detta e vissuta, senza essere tradita, in modi molto differenti, aiutando a superare così quel sottile fondamentalismo che porta ad assolutizzare la propria esperienza. E poi perché un progetto richiede cooperazione, e non solo a livello funzionale, ma nel senso di una reale intesa e di una ricerca comune. Tanto più nel caso del progetto cristianamente orientato, caratterizzato da un forte impulso missionario e volto a restituire ai cattolici nel nostro Paes e una incidenza culturale che solo l’unità, pur declinata nella diversità dei carismi, può conferire. E su questa strada ci si aspetta, ora, che i semi gettati al Meeting di Rimini fruttifichino, coinvolgendo altri movimenti e sollecitando ciascuno a mettersi, con i suoi doni e la sua inconfondibile fisionomia, al servizio di una causa comune. È soltanto una prospettiva, che attende di essere concretamente perseguita. I problemi, non sono certo definitivamente risolti, come non lo furono nella Chiesa delle origini.
Ma finalmente si è più disposti a capire che il Vangelo ha bisogno di tutte le voci e che, senza quella degli altri, anche la propria sarebbe diminuita.