Opinioni & Commenti
Beslan, dietro la strage
La strage di Beslan è parte di una escalation ed è avvenuta subito dopo l’esplosione a Mosca di una donna kamikaze presso il metrò Rizhskaia, che il 30 agosto aveva causato 10 morti, più di 50 feriti e l’evacuazione della metropolitana di Kurski. Il commando di terroristi di Beslan chiedevano il ritiro della Russia dalla Cecenia, ma nel complicato scenario politico-economico non esiste soltanto una questione cecena. Sulla situazione cecena e caucasica pubblichiamo una nota di Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana.
Il Soviet supremo, nell’aprile 1991 tentò la riabilitazione dei popoli repressi’. Gli ingusceti la considerarono insufficiente e si fecero giustizia da soli. I russi intervennero in aiuto degli osseti e repressero la rivolta ingusceta. Da allora ci siamo occupati soltanto di Cecenia.
L’amministrazione cecena filo-russa a Grozny riferisce che, a fine luglio tre ribelli e due membri delle forze speciali sono stati uccisi a Kizlyar, nella vicina repubblica del Daghestan, nel corso di un raid condotto in una palazzina della città. Tre agenti ceceni e cinque indipendentisti hanno perso la vita nel corso di un’azione analoga nella città di Argun, a est di Grozny. L’agenzia Prague Watchdog informa che le forze russe hanno perso cinque uomini in un combattimento scoppiato presso il villaggio di Eshelkhatoi; altri sette sono rimasti feriti. A Khattuni, quattro ribelli sono morti in agosto, secondo quanto comunicato dall’esercito federale. Ancora nel martoriato villaggio di Gansal-Chu (Nozhai-Yurt), informa la Prague Watchdog, si registra la morte di tre soldati ed altrettanti miliziani.