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Fecondazione assistita, si va verso lo scontro frontale

di Giuseppe SavagnoneCon l’appoggio dato dai Ds, è prevedibile che la raccolta di firme promossa dai radicali in vista dei referendum abrogativi della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, o almeno di alcuni suoi articoli, giungerà presto al tetto minimo richiesto per indire la consultazione popolare.

Siamo dunque alla vigilia di un nuovo referendum sui grandi problemi dell’identità del nascituro e del suo rapporto con la libertà della donna, come quello che nel maggio del 1981 portò alla legalizzazione dell’aborto. A volerlo sono stati, fin dal primo momento, i radicali, la cui proposta referendaria è la più drastica, prevedendo la totale abrogazione della legge 40. Più cauti i Ds e alcuni esponenti della Casa delle libertà contrari anch’essi alla legge, sia gli uni che gli altri disponibili anche a una revisione parlamentare.

Ma, al di là delle posizioni dei partiti, spingono oggettivamente nella direzione del referendum quanti si sforzano di far passare la legge 40 per un’inaccettabile concessione fatta dal Parlamento italiano all’oscurantismo della Chiesa cattolica. È su questa lunghezza d’onda che si sono mossi fin dall’inizio, con inconsueta sintonia, gli editoriali del Corriere della Sera e quelli di Repubblica, per citare solo le due più note e diffuse testate giornalistiche del nostro Paese. Ed è sull’onda emotiva di questa incrollabile convinzione che molti, i quali sanno pochissimo dei problemi scientifici e filosofici in gioco, si lanciano a spada tratta contro la legge. A questa reazione psicologica, alimentata da un viscerale anticlericalismo, si aggiunge la tendenza di molti ambienti ex marxisti, orfani della fede nella rivoluzione, a cercar di legittimarsi come «progressisti», capovolgendo la loro prospettiva ideologica dal comunismo al libertarismo più estremo, almeno nella sfera privata. Essi vengono così a incontrarsi con le istanze di un certa cultura borghese, oggi largamente dominante, che tende a far diventare ogni pulsione soggettiva una pretesa e ogni pretesa un diritto. Visione agli antipodi di quella di altri che, credenti o no, pensano che la libertà sia inscindibile dalla responsabilità, specialmente verso i più deboli.

Da queste premesse – a dispetto delle rassicuranti dichiarazioni di una parte almeno dei promotori (i Ds) – non può che nascere uno scontro frontale. Uno scontro che si preannunzia trasversale e che presumibilmente lacererà entrambi i poli, anche se in maggior misura quello della sinistra. Uno scontro, soprattutto, che esacerberà gli animi di tutti, riattizzando antiche amarezze e scatenando polemiche infinite.

È ciò di cui abbiamo bisogno, in questo Paese già oggi incapace di esprimere posizioni unitarie e sinceramente cooperative, che lo facciano uscire dalla sua crisi politica ed economica? La risposta del buon senso dice di no. La legge 40 è stata approvata dal Parlamento eletto dal popolo italiano e ogni tentativo di farla apparire un colpo di mano del Vaticano è semplicemente ridicolo (tanto più che il testo non rispecchia affatto, sul tema della fecondazione, la posizione della Chiesa). Questo stesso Parlamento potrà, ove si formi una maggioranza in tal senso, modificarla in questo o quel punto. Con buona pace degli «indignati», non c’è alcuna crociata laica da combattere, ma solo un pacato confronto da sviluppare. E forse sarebbe ora che i mezzi di comunicazione, invece di agitare fantasmi puramente ideologici, si assumessero le loro responsabilità e dessero il loro contributo per far comprendere all’opinione pubblica come stanno le cose.

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