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Riparte il campionato di calcio. Scendono in campo i «campanili»
La lotta tra toscane quindi non mancherà, come il campanile impone. Oltretutto, rispetto alle altre volte, la distribuzione geografica appare ottimale, essendo rappresentate sia la Toscana centrale che quella costiera e la meridionale, proprio come nel girone centro-sud del campionato post-bellico del 1945-46, con la Pro Livorno al posto del Livorno. Bianconeri (ora a scacchi) e amaranto, c’è da scommetterlo, si faranno in quattro per battere la Fiorentina, reduce da una campagna acquisti da protagonista. E se in B l’Empoli proverà a risalire la china (peccato, avrebbe potuto essere la quarta) e l’Arezzo farà di tutto per stupire ancora, in C1 la squadra più assetata di successo è certo il Pisa, ora distante ben due categorie dai rivali di sempre.
Ci si attende dunque una Toscana protagonista, come lo è stata ad Atene. Per certi aspetti, però, lo è molto meno: delle tre in A, nemmeno una società può dirsi davvero «toscana». Se il patron viola è infatti marchigiano, il presidente del Livorno è ligure e quello senese addirittura campano. Ai tifosi importa poco, soprattutto in tempi di globalizzazione, ma qualcosa vorrà pure dire. Meno male che possiamo contare su Ciampi, presidente per antonomasia. O meglio, ci può contare Livorno: inizia il campionato ed è bene non generalizzare. Diamo a Cesare quel che è di Cesare a patto che, per carità, nessuno ritiri in ballo Maldini senior. Neppure in caso di esoneri precoci.