Opinioni & Commenti
E la società civile prese il posto degli Stati
L’Africa è anche il continente più dimenticato che fa capolino sui giornali quando esplode una delle sue stragi sistematiche come quella attuale del Dalfour in Sudan o quando centinaia di migliaia di persone sono disposte a rischiare di morire nel Sahara o nel Mediterraneo pur di raggiungere il miraggio di Lampedusa.
Ma se nel frattempo si è indebolito il ruolo delle istituzioni internazionali e dei governi nazionali per l’intervento in Africa, si è invece moltiplicato a livello mondiale il ruolo della società civile e delle istituzioni intermedie. Migliaia di organizzazioni non governative raccolgono oggi fondi notevoli e soprattutto li trasformano direttamente in progetti sul terreno. Aumentano i rapporti diretti fra gli stati africani e le imprese private di altri paesi con uno scambio fra la promessa di buon governo e gli investimenti stranieri. Crescono gli interventi degli enti locali intorno a singolari iniziative in particolari regioni. Perfino le grandi aziende hanno ormai scoperto che dare vita ad una iniziativa umanitaria o ambientale in un paese povero può essere un buon strumento di promozione di immagine.
In altri termini ciò che in passato era ritenuto un ruolo esclusivo degli stati diventa sempre più una partecipazione delle persone, delle organizzazioni e delle comunità. Si perde qualcosa in grandezza, ma si acquista in qualità e soprattutto si semina largamente in termini di consapevolezza, di empatia con chi soffre e di risposta personale alla propria coscienza.