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La «bocciatura» di Buttiglione e i progetti alti d’Europa

di Alberto MigoneLa «bocciatura» per un solo voto del popolare Rocco Buttiglione da parte della Commissione europea Libertà civili ha già avuto delle conseguenze: al commissario ungherese, socialista, è infatti toccata uguale sorte, anche se questo pareggio potrebbe aprire la strada ad un compromesso del resto probabile. Ma le polemiche sono vivaci anche in Italia, surriscaldando un clima, già di forte contrapposizione, perché il sospetto dello zampino romano non appare del tutto infondato.

Ma che cos’è effettivamente accaduto? Nell’audizione a Bruxelles, Buttiglione ha affrontato varie questioni: rapporti istituzionali, terrorismo e sicurezza, immigrazione, giustizia e su questi argomenti, importantissimi, le sue considerazioni hanno trovato consenso tra i commissari. Il punto controverso, e determinante, è stato invece l’omosessualità. Qui Buttiglione ha espresso con chiarezza il suo pensiero su famiglia, matrimonio tra persone omosessuali, ruolo della donna in ordine ai figli con affermazioni anche forti e con esplicito riferimento all’etica cristiana, che è del resto presente e non può essere espunta dalla cultura europea.

Egli ha comunque distinto tra i suoi convincimenti morali, da cui scaturisce un giudizio negativo su determinati comportamenti, e la sua futura azione di commissario europeo, affermando che la sua posizione non avrebbe inciso sui diritti che devono essere riconosciuti a tutti.È qui emerso – irrisolto – il conflitto per chi ricopre incarichi pubblici in una società pluralista tra convincimenti personali e libertà di esprimerli e azione politica, problema che già si presentò ai cattolici presenti alla Costituente e che fu felicemente risolto. Buttiglione invece ha dato l’impressione, per una certa sua supponenza e per qualche pregiudizio nei suoi confronti, di non sapere o volere trovare un accettabile punto di sintesi. Di qui la «bocciatura» che, se anche non è vincolante per il presidente Barroso, resta indubbiamente grave. Eppure questo episodio, al di là del caso singolo, degli interrogativi li pone. Chi è candidato a ricoprire incarichi ai vertici dell’Unione può avere e manifestare convincimenti etico-morali diversi dalle maggioranze politiche di alcuni Paesi, soprattutto se contrastano gruppi forti di pressione?Non c’è la tendenza a una omologazione coatta che non tiene conto delle diverse sensibilità presenti tra la gente, bollandole in ogni caso e sempre come insignificanti e superate? E questa tendenza non colpisce particolarmente o esclusivamente la visione cristiana dell’uomo?Purtroppo segnali negativi non mancano e questo preoccupa perché sarebbe il tramonto di ogni progetto alto d’Europa.