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Tattiche di «resistenza umana» contro la mania dei sondaggi

di Mauro Banchini«Ma ti diverti così?». Posso confermarlo: mi diverto anche così. E son pronto a rifarlo. Anzi: chiedo di essere imitato. Trovo infatti opportune piccole-grandi forme di «resistenza umana» capaci di sparigliare il gioco delle possibili manipolazioni funzionali a un populismo ormai imperante.

Mi spiego meglio. Capita – sempre più spesso – di essere scocciati per telefono da qualcuno che vuol sapere come la pensi su questa o su quella cosa. «È per un sondaggio …» è la magica motivazione fornita. Magia che, secondo loro, dovrebbe essere non solo esauriente ma pure capace di rallegrarti perché in questo modo anche tu hai finalmente la concreta possibilità di contare qualcosa. Personalmente non mi fido, dei sondaggi. E anche se fossero veri, non mi piace una società che, ormai, basa tutto o quasi sulla forza dei sondaggi, sulla prevalenza del marketing, sulla centralità dei call center. In genere, a scocciarti, sono voci femminili. Giovani voci che immagini appartenere a chissà quale poveraccia di cococo (o come si chiamano ora) mal pagata e chiusa in chissà quale stanzino. Ti chiamano per le più famose società di ricerca e vogliono sapere cosa pensi. Sui più svariati argomenti. L’ultima voleva sapere cosa ne penso su Enel. La voce dice che l’intervista durerà una decina di minuti. In effetti le domande sono parecchie e ciascuna presuppone quattro risposte, tipo «ottimo», «abbastanza», «poco», «pessimo».

Su queste quattro possibilità decido, chissà perché, di rispondere sempre con la categoria dell’ottimo. Rispondo «ottimo» su tutto ciò che mi viene chiesto. Immagino che dopo la così palese non credibilità delle prime dieci risposte, la voce mi chieda se prendo per i fondelli. Invece non mi chiede nulla. A volte sono così rapido, a rispondere «ottimo», che lo faccio ancor prima della domanda. Solo a una domanda – chissà perché – rispondo «pessimo»: è la domanda sulla qualità del management aziendale. Non è ben chiaro perché la facciano proprio a me e non è ben chiaro come sia possibile che a servizi così «ottimi» corrisponda una dirigenza così «pessima».

Ma tant’è. La voce scrive i miei trentaquattro «ottimi» sui suoi schemi. Ho il piccolo, forse inutile, orgoglio di aver falsato un sondaggio. Mi auguro che tutti gli intervistati, per ogni sondaggio, prima o poi finiscano per ribellarsi dando anche loro risposte impazzite. A iniziare dalle intenzioni di voto. Qualcosa, però, mi dice che me la faranno pagare. Aspetto con curiosità la prossima bolletta Enel. Ottima e, naturalmente, abbondante.