Opinioni & Commenti
I focolari del dialogo e i focolai della violenza
Non sempre è così facile, anzi! trasformare la diffidenza in fiducia è assai difficile. Per questo il titolo scelto quest’anno per la Giornata delle migrazioni «Il mondo come una casa. Dalla diffidenza all’accoglienza», è quanto mai appropriato poiché, fissando contemporaneamente lo sguardo sulla prospettiva e sulla difficoltà, consente un approccio realistico al fenomeno. Occorre soffermarsi proprio sul processo che porta al valore dell’accoglienza, analizzandone rigorosamente le oggettive difficoltà. Guardare il percorso da compiere evita la schematizzazione del problema che porterebbe ai noti e banali elenchi di atteggiamenti ritenuti ideologicamente «buoni» o «cattivi».
Torniamo al titolo. Primo: diffidenza. La diversità genera sempre diffidenza. È una difesa legittima della persona per entrare in relazione con l’altro, saggiandolo. Darsi la mano o abbracciarsi sono gesti antichi per dimostrare di essere disarmati. L’altro con la sua estraneità e il suo mistero è sempre fonte di ansietà. In tutta la letteratura dell’ospitalità i gesti di accoglienza indicano un’iniziale eccitazione, un timore. La stessa concezione sacrale dell’ospite indica lo stupore, la paura. Vivere questo non significa non essere accoglienti.
Secondo: accoglienza. Se questa è un traguardo, vi sono alcuni gradini da salire prima di giungervi: la conoscenza, la comprensione, il dialogo. Nel dialogo nessuno deve rinnegare se stesso: altrimenti, in nome di cosa si accoglie?
Terzo: casa. Ogni casa è luogo dove si esprime l’interezza dei comportamenti umani e dove non si vive un reciproco disagio. Ciò non toglie che la fiducia a volte si perda e occorre riconquistarla. Dinamiche d’interesse comune, dove si cresce in umanità. La fiducia reciproca non si dà subito. È frutto di impegno paziente. Le domande anche quelle imbarazzanti vanno poste, ma in luoghi e circostanze dove si possono costruire relazioni di fiducia. La domanda posta all’amico musulmano era posta in un ambiente consueto al dialogo, con una decina di persone presenti. La casa, allora, perché sia metafora autentica deve trasformarsi nel suo plurale: tante case, tanti luoghi dove si dialoga. Migliaia e migliaia di focolari di dialogo contro i focolai del pregiudizio e della violenza.
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