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Dietro lo Statuto regionale un furto agli elettori
La Corte infatti sui punti più qualificanti del Titolo I ha stabilito che «alle enunciazioni in esame non può essere riconosciuta alcuna efficacia giuridica», «che esse si collocano sul piano dei convincimenti espressivi delle diverse sensibilità politiche presenti nella comunità regionale» ma che «avendo un carattere non prescrittivo e non vincolante esplicano una funzione per così dire di natura culturale o anche politica ma certo non normativa». Restano cioè mere enunciazioni, disposizioni «apparenti», anche se alcune forze politiche, giocando sul cosiddetto «effetto annuncio», le veicolano come ormai sicure acquisizioni normative. Tanta esultanza non è quindi giustificata, almeno che i motivi non siano altri e molto concreti.
Con l’entrata in vigore dello Statuto infatti i Consiglieri regionali passano da 50 a 65 ed inoltre alle elezioni del prossimo aprile si voterà con una nuova legge elettorale, fortemente voluta dai gruppi dirigenti dei tre raggruppamenti maggiori Ds, Forza Italia, Alleanza Nazionale che abolisce, e questa è la norma che più la caratterizza, la preferenza. Non è cosa di poco conto come dimostra la forte opposizione che attraversa tutti i partiti ed è diffusa tra la gente. Anche nel nostro mondo vi è contrarietà, sopratutto da parte di quelle associazioni che sono espressione dell’impegno socio-politico dei cattolici.