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Referendum fecondazione, astenersi per difendere la democrazia

di Carlo CasiniPenso che la Corte Costituzionale abbia dichiarato inammissibile il referendum che chiedeva l’abrogazione dell’intera legge 40 in base al principio per cui il legislatore non può escludere del tutto una qualche tutela del concepito, come sarebbe avvenuto nel caso della vittoria del «sì».

Restano però altri 4 referendum, che, se approvati, ci riporterebbero alla situazione di Far west che esisteva prima della legge. Perciò, il loro eventuale risultato positivo avrebbe lo stesso effetto del referendum radicale bocciato dalla Corte. Infatti essi vogliono permettere senza limiti: a) la selezione degli embrioni (cioè la uccisione di alcuni di essi); b) il loro congelamento (che conduce direttamente alla morte in una percentuale altissima); c) la produzione soprannumeraria (cioè lo stoccaggio di embrioni, molti dei quali destinati alla morte); d) la sperimentazione embrionale (inevitabilmente distruttiva); e) la riduzione fetale (cioè l’aborto parziale a 8 settimane degli embrioni sviluppatisi in numero superiore a quello voluto); f) la fecondazione eterologa.

Questi referendum intendono, dunque, violare quel diritto alla vita, alla famiglia ed alla identità degli esseri umani nella fase più giovane della loro esistenza. Perciò non si può restare inerti di fronte alla minaccia. Il primo dovere è quello di conoscere la legge, in questi ultimi mesi bombardata da una grande quantità di menzogne diffuse da quasi tutti i grandi mezzi di comunicazione sociale. Il confronto deve svilupparsi in termini di ragione, cercando il dialogo con tutti, ma i credenti hanno una responsabilità particolare per sostenere le ragioni della ragione. In questi giorni si discute molto se la scelta più opportuna sia quella di non recarsi alle urne per non far raggiungere il numero legale previsto dalla legge (50% degli elettori). In ogni caso, quale che sia la scelta finale, essa non dovrà essere espressione di disinteresse, ma, al contrario di un impegno tenace, e forte, diffuso di illuminazione, che abbia il carattere di una vera e propria generale mobilitazione. Il numero legale è stabilito per l’analogia con le decisioni parlamentari. Infatti nel referendum il popolo non elegge i suoi rappresentanti, ciò che è indispensabile per il funzionamento della democrazia, ma svolge, come il Parlamento, una funzione legislativa.

L’eventuale astensione dovrebbe esprimere un doppio no all’abrogazione della legge e all’uso distorto del referendum e un grande sì proprio alla democrazia. Essa, infatti, non consiste soltanto nella conta delle maggioranze e delle minoranze, perché ha il suo fondamento sostanziale nel principio di uguale dignità di tutti gli esseri umani che verrebbe gravemente offeso nel caso di una discriminazione nei confronti dei più giovani tra i viventi, come avverrebbe nel caso che le richieste referendarie venissero accolte.

La legge 40, per quanto imperfetta, è un importante passo nella direzione di una più completa democrazia sostanziale e potrebbe apparire opportuno usare uno strumento della democrazia formale (l’astensione) per difendere la democrazia sostanziale.

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