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Pasqua: chiamati a diventare testimoni della vita che non muore

Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus regnat vivus! (Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita morto, regna vivo!).

Da quel primo giorno dopo il sabato raccontatoci dai Vangeli, i credenti annunciano e celebrano la vittoria della vita sulla morte. Ma la morte che incontriamo ogni giorno nelle sue infinite declinazioni non sta forse ad affermare il contrario? La morte fisica, la morte dentro e fuori di noi, le tragedie che colpiscono l’umanità, la morte insita in ogni forma di violenza e sofferenza, la vita negata, le esistenze rinchiuse in vicoli bui che sembrano non aprirsi mai verso la luce, tutto questo non grida forse che gli artigli della morte trattengono ancora stretti gli uomini e che il masso non è mai stato rotolato via dal sepolcro di Cristo? Il cristiano sa queste cose, le conosce bene, le sperimenta lui stesso nella sua esistenza ma ha una certezza: Cristo è sceso nelle profondità del cuore dell’uomo, ha raggiunto il punto in cui la morte è più distante dalla vita e lì ha portato il germe della risurrezione, della vita che vince la morte. E i credenti risorti con Cristo partecipano di questa vittoria. Sì, credere che Colui che era morto è vivo ed è con noi per condurci alla vita, ecco ciò che distingue il cristiano da chi non lo è.

La partecipazione alla celebrazioni del «mysterium paschale» significa quindi per noi lasciarci raggiungere dal Signore che morendo e risorgendo ci ha salvati e liberati. Quanto avvenuto storicamente una volta per tutte a Gerusalemme circa duemila anni fa, si attualizza per noi nella liturgia e nel sacramento perché nella fede raggiunga le nostre esistenze. Diventare uomini e donne che credono alla vita anche dove vita non c’è, che lottano per sottrarre l’umanità al dominio della morte in qualunque forma si presenti, ecco la prospettiva che dovrebbe animare il nostro agire. La testimonianza del Signore Risorto fu affidata ad alcune donne, ad un gruppo di apostoli impauriti che però affermarono: il Signore è veramente risorto. Tocca a noi ora diventare testimoni della vita che non muore.I monaci della Comunità di Siloe (Grosseto)