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Benedetto XVI, quel filo teso che congiunge l’eterno e il tempo

di Alberto MigoneLa fumata bianca e il suono festoso delle campane di San Pietro martedì ci hanno annunciato che la Chiesa cattolica ha di nuovo il suo capo visibile. È il cardinale tedesco Joseph Ratzinger che ha preso il nome di Benedetto XVI.Nonostante si tratti, per così dire, di un cardinale di lungo corso la personalità più vera di Papa Ratzinger è in gran parte da scoprire, perché finora quasi velata dall’ufficio di attento custode delle verità della fede.Chi lo ha conosciuto da vicino afferma che il Ratzinger privato è mite, quasi timido, umorista, soprattutto uomo di sentimenti profondi. Alcuni commentatori tendono già a circoscriverlo in schemi noti: uomo di curia, conservatore, lontano dalla gente, dimenticando tra l’altro il suo intelligente contributo di perito conciliare e la sua esperienza pastorale di arcivescovo di Monaco di Baviera. Un giornale tedesco si è spinto ad affermare che «sarà un Papa che divide».Sono giudizi ingiusti e fuorvianti perché mutuati da categorie che poco si addicono alla complessità, ma soprattutto alla logica ecclesiale, dove tradizione e innovazione sempre si intrecciano. Per questo possiamo dire che il Papa è sempre un filo teso che congiunge e armonizza vitalmente l’eterno e il tempo.Ma per cogliere l’essenzialità, il valore e l’unicità del suo ministero bisogna – come credenti – riportarsi là, sulle rive del Lago di Tiberiade, dove il Signore Gesù conferisce a Pietro il mandato – «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» – e i compiti che lo caratterizzano e lo impegnano – «Conferma i miei fratelli, Pasci le mie pecorelle» –.

In quest’ottica di fede Benedetto XVI in una catena ininterrotta – i cui anelli in verità non sono sempre stati dello stesso metallo – è «Pietro vivente nei secoli», a cui il popolo cristiano si affida fiducioso e con amore nella certezza che Dio ha dato alla sua Chiesa il Papa per l’oggi.