Opinioni & Commenti

Ciampi-Ratzinger, un duello mancato

di Giordano Frosini L’occasione era veramente unica: il Presidente “laico” che s’incontra con l’attuale Papa, accompagnato giustamente dalla fama di grande intellettuale e di uno dei migliori teologi che la Chiesa oggi possieda, all’indomani di un referendum che ha visto due schieramenti fieramente contrapposti su alcuni punti nodali della bioetica e soprattutto sul tema della laicità.

Seguire tutte le opinioni su quest’ultimo punto è fatica improba, che ha bisogno di un ordinato esercizio del pensiero e di un’applicazione coerente delle leggi della definizione, già stabilite e mai smentite dalla filosofia greca. Anche in queste ultime ore non sono mancati tentativi che hanno arricchito (si fa per dire) i già abbondanti significati del discussissimo termine. “Laico – è stato detto – significa non pretendere che agli altri sia proibito quello che noi non vogliamo fare”. Si vede che certa gente non ha molta dimestichezza con la serietà delle definizioni e non si rende facilmente conto delle conseguenze derivanti dalla mancanza di rispetto delle loro regole. E gli Stati, le Costituzioni, le solenni Dichiarazioni che hanno segnato il passo della società, per restare soltanto in basso, che ci stanno a fare? Torniamo a noi stessi, torniamo alla forza delle parole e dei concetti. Per chi scrive è quasi una missione. Occasione ghiotta, allora, quella presentatasi nei giorni appena trascorsi.

Centrale nell’incontro il tema della laicità, il cui principio è stato così richiamato da Benedetto XVI: “Le relazioni tra la Chiesa e lo stato italiano sono fondate sul principio enunciato dal concilio Vaticano II, secondo cui ‘la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, dono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone’… Legittim a è dunque una sana laicità dello Stato in virtù della quale le realtà temporali si reggono secondo le norme loro proprie, senza tuttavia escludere quei riferimenti etici che trovano il loro ultimo fondamento nella religione”, ma, ci permettiamo di aggiungere, il primo fondamento nell’uomo stesso e nella legge naturale che egli in ogni tempo e in ogni luogo ha riconosciuto dentro di sé.

I problemi morali non sono trattabili alla stessa stregua di quelli di politica tecnica, sui quali anche Ciampi ha rivendicato la libertà e autonomia. Nessuna contraddizione, allora, fra queste enunciazioni e quelle espresse dal Presidente della Repubblica, il quale, sul finire, ha potuto anche aggiungere: “Condividiamo valori fondamentali: il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, la famiglia, la solidarietà, la pace”. Anzi, “constato di persona, nelle mie visite alle province d’Italia, che questa collaborazione è radicata e opera con successo, nella multiforme realtà del nostro Paese”.

Le preoccupazioni manifestate dal Papa si sono fermate prima: la tutela della famiglia fondata sul matrimonio, quale è riconosciuta nella Costituzione italiana (art. 29), la difesa della vita umana dal suo concepimento fino al suo termine naturale, il problema dell’educazione e conseguentemente della scuola, palestra indispensabile per la formazione delle nuove generazioni. Ma la linea è la stessa. È interessante, nelle parole del Papa, il richiamo alla Costituzione, che a certa gente torna in mente quando torna in mente. Speriamo che non si veda un invasione di campo anche in questa citazione.

Molte cose si potrebbero aggiungere a proposito di questi due autorevoli interventi. Una dobbiamo però ricordarla ancora: chi vuole accompagnarsi ai cattolici nel cammino del futuro dell’Italia farà bene ad appuntarsi questi elenchi nella propria mente. Come si visto, infatti, dimenti carli è molto pericoloso.

Saluto di Ciampi e discorso di Benedetto XVI al Quirinale (24 giugno 2005)