Opinioni & Commenti
Benedetto il traghettatore
Eppure, dopo il grande appuntamento di Colonia, si possono e forse si devono esprimere alcune considerazioni.
Papa Benedetto, a prua, giunge per via fluviale, contro corrente, a casa sua, tra siepi di persone immerse nel Reno fino ai ginocchi, alla maniera degli indiani nel Gange. Il cardinale Pacelli, nel 1938 risalì un altro fiume, il Danubio, approdando in un oceano di folla che di lì a poco sarebbe stata sommersa dalla guerra più tragica del millennio. I gesti questo per la generazione dalla memoria corta non iniziano tutti col pontificato di Wojtyla.
È vero però che solo una manciata di settimane prima il cardinal Ratzinger aveva silenziosamente predisposto il suo trasloco la biblioteca innanzi tutto per tuffarsi nuovamente negli studi di teologia e filosofia. L’elezione al soglio pontificio lo ha costretto a rimaneggiare l’agenda: «Un altro ti condurrà dove tu non vuoi» o, perlomeno, «dove e nel modo che tu non pensavi».
La venerazione per il suo Predecessore e la via già tracciata da Lui lo hanno fatto subito pellegrino: da un aereo a una nave a una collinetta verde con al centro una sedia di legno solitaria che i più vedevano ancora occupata dall’anima e dal corpo di Giovanni Paolo.
Benedetto si è seduto e un corpo assolutamente diverso si è immerso nell’eredità che gli è stata donata, a cominciare dalla musica dolcissima di Taizé, l’altra collina verde della Francia da dove, molti anni addietro, frère Roger Schutz aveva iniziato il «pellegrinaggio di fiducia su tutta la terra», dando appuntamento ai giovani di tutti i continenti, di anno in anno, di città in città. Giovanni Paolo attinse anche a quell’esperienza, dando vita alle Giornate mondiali della gioventù e, essendo papa, poté fondere insieme ciò che spesso confligge o diverge: il carisma e l’istituzione. Divenne così ordinario ciò che, per tutti, restava eccezionale.
Benedetto, con gesti diversi e parole diverse, ha dato la testimonianza dello scriba saggio, che estrae dal tesoro cose antiche e cose nuove. Ai giovani, raccolti nelle piazze da Giovanni Paolo, ha fissato il prossimo appuntamento nelle chiese, la domenica, per vivere insieme l’Eucaristia. Un corpo che da giovane non ha fatto canoa, l’attore o lo sciatore, con parola asciutta, ha comunicato il frutto di una mente profonda e di un cuore indiviso: audace! Si è gettato nella parte più difficile, quella del traghettatore: laddove i gruppi giovanili si infrangono, dove le emozioni più intense non riescono a trasformarsi in pensiero e stabile impegno. La domenica, ogni settimana, per tutto l’anno, tutti gli anni: tutto qui.
Ai giovani convenuti dalla parrocchia più piccola o dal movimento più esteso, al fedelissimo e un po’ invecchiato con i 20 bollini di frequenza o al curioso occasionale dell’estate annoiata, Benedetto si è offerto come un pastore nuovo, libero e sereno.
Noi non prevediamo il futuro: lo attendiamo soltanto, quello vero, sorprendente. Non ci interessano le seconde edizioni o le ristampe!
I toscani raccontano: «La nostra Gmg tra gioie, disagi e qualche imprevisto»