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Tra gli acquirenti di souvenir il più pericoloso è il «vacanziero palla»
Insomma, per il gastro-empatico il ricordo entra per il naso e la gola, passa per la pancia e alimenta l’anima. Il vacanziero evocativo invece si porta a casa un barattolino di sabbia della Versilia (che posa con amore accanto a decine di barattolini simili), un girasole del senese, un rametto d’ulivo fiesolano, un sassolino di Boboli. È un poeta e sa di esserlo, il ricordo in lui passa per il cuore, anzi lo trapassa lietamente.
Infine c’è il vacanziero palla, così denominato dalle innumerevoli palle di neve con dentro gondole, colossei, vesuvi e pontivecchi allineate sulla credenza; è la felicità dei baracchini di Campo dei Miracoli e dei mille negozietti stipati di ombrelli, tazze e tazzine, posate, quadretti, tagliacarte, t-shirt che se te le metti ti rinchiudono, posacenere, barattoli per la biro, la biro da mettere nel barattolo, medagliette, patacche in generale, rigorosamente made in China.
Il vacanziero palla ha un difetto: il souvenir non lo acquista solo per sé, ma tende ad infliggerlo a parenti e amici. Se te lo rifila, che farne? Come riciclarlo? E se anche rieducassimo i vacanzieri palla convincendoli a depallizzarsi, che cosa fare delle giacenze, per non parlare di decine di famiglie di commercianti (ma non potevano vendere brigidini e cantucci, o sabbia e sassolini?) a rischio di lastrico? Beh, ci sarebbe la Cina. Chi li fa (i souvenir), li aspetti. I cinesi in vacanza sono sempre più numerosi, gioviali, disponibili. Pallizziamo l’ex celeste impero: made in China, and return.