Opinioni & Commenti

Scuola, una partenza a due volti

di Enrico LenziPartenza a due volti per il nuovo anno scolastico. Il primo riguarda il tempo dei bilanci per le novità introdotte dalla riforma Moratti nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado (come ora si chiamano le vecchie elementari e medie). Novità, a dire il vero, non tutte già a pieno regime, ma sicuramente al secondo anno di sperimentazione sul campo per diversi aspetti. L’altro volto riguarda la secondaria e il canale dell’istruzione professionale, segmento del percorso scolastico non ancora coinvolto nel progetto di cambiamento. Il decreto attuativo, cioè lo strumento che permette di applicare questa parte della riforma, è oggetto, in questi mesi, di dibattito e analisi. Proprio il 15 settembre è fissato un nuovo incontro tra il ministero dell’Istruzione e gli assessori regionali all’Istruzione. Passaggio tutt’altro che formale, visto che alle Regioni la Costituzione assegna competenza nell’istruzione professionale e in parte nel percorso superiore. E le Regioni hanno fatto sentire la propria voce rivendicando un ruolo di co-protagoniste nell’opera di riforma.

La legge Moratti, approvata nel marzo 2003, prevede, dopo il percorso unitario della scuola primaria e secondaria di primo grado, che lo studente si trovi davanti a due canali formativi di pari dignità e con possibilità di passaggio dall’uno all’altro, grazie ai crediti formativi. Il primo è rappresentato dai licei, come si chiameranno in futuro le attuali superiori. Otto tipologie con 19 indirizzi specialistici, finalizzati a una prosecuzione anche universitaria della propria formazione. L’altro canale, quello dell’istruzione professionale, sulla carta dovrebbe essere un percorso capace di abbinare allo studio teorico una maggior pratica nella fase formativa, anche con l’uso di laboratori. Nel progetto originario della riforma in questo canale avrebbero dovuto confluire gli attuali istituti professionali e una parte di quelli tecnici-industriali. Invece si è assistito a una corsa verso il percorso liceale della quasi totalità degli istituti superiori, relegando a poche tipologie i professionali candidati al nuovo canale. Un passaggio che è piaciuto poco alle Regioni e alla formazione professionale, che ora temono, nonostante le dichiarazioni di principio, il riproporsi di un canale di serie A e uno di serie B. E anche su questo punto il confronto tra ministero e Regioni rischia di essere spinoso.

Se tutto questo non bastasse c’è anche la necessità di riportare il decreto attuativo all’esame finale del Consiglio dei ministri entro il prossimo 17 ottobre, data in cui scade la delega al governo per l’attuazione della riforma. Infatti dopo aver approvato la legge sulla nuova scuola, mancando una copertura finanziaria totale, si decise di delegare al governo l’emanazione di diversi decreti attuativi per ogni singolo aspetto, ognuno con una propria copertura economica. Il tutto nell’arco di 24 mesi, che sono diventati 30 con l’attuale proroga di sei mesi. Ma entro ottobre bisogna chiudere anche per permettere l’effettivo avvio dell’intera riforma, pure alle superiori, nel settembre 2006.

E se per l’ultimo gradino del percorso scolastico bisogna ancora attendere, per primarie e medie è già tempo di qualche bilancio. L’introduzione della lingua straniera e dell’informatica sin dal primo anno di scuola è ormai una realtà diffusa, pur tra molte difficoltà. Ancora al palo, invece, la figura del docente tutor, aggetto di una vertenza sindacale. Secondo alcuni calcoli sarebbe presente soltanto nel 20% delle scuole. Avvio contestato e tribolato anche per il portfolio, il documento che dovrebbe seguire passo passo la vita scolastica dell’alunno accertandone le conoscenze e le competenze acquisite o le difficoltà incontrate. Comunque sia per un milione di lavoratori della scuola, tra docenti, presidi, personale amministrativo e personale Ata, dallo scorso primo settembre è iniziato ufficialmente un nuovo anno di impegno sul fronte dell’avventura educativa. Un impegno che ha come destinatari oltre 8 milioni e 700mila studenti, 361mila dei quali stranieri. Un’ulteriore sfida, quest’ultima, con l’obiettivo di una vera e piena integrazione di questi ragazzi, spesso nati nel nostro Paese.

INCHIESTA: Libri di testo, anche 600 euro per una prima superiore