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I portatori di famiglia, maltrattati e taglieggiati

di Umberto FolenaNiente è più fastidioso dei piagnistei. Non importa se sono giustificati: chi piagnucola, si lamenta e fa la vittima risulta comunque insopportabile. Per questo motivo noi portatori di famiglia apprendiamo della sostanziale iniquità nell’applicazione delle tariffe con britannico aplomb. Eppure, se fossimo inclini al piagnisteo, ne avremmo ben donde: dall’inchiesta di Toscanaoggi sulle tariffe dell’acqua potabile risulta che l’acqua dolce è sempre più salata, che in taluni casi una famiglia di quattro o cinque membri paga fino a sette-otto volte più di un single, che i tubi oltre a portare acqua fanno acqua e da tutte le parti.

La logica ci sfugge ma, appunto, va accettata. Come nella canzone di Fo-Jannacci Ho visto un re, i rubinetti piangono, gli assessori pure, ma noi portatori di famiglia sghignazziamo. Perbacco – si fa per dire: il fiasco chi può più permetterselo? – di tutto possiamo fare a meno: dei meravigliosi gadget Smau; dell’ultima station wagon, auto che una volta si chiamava «familiare» e non la voleva nessuno per lo scarso appeal del nome; delle zucchine a 4 euro al chilo (pane e cicoria, emuli di Francesco R.); ma dell’acqua non possiamo fare a meno. E non diteci che siamo i soliti spreconi, è vero il contrario. Chiunque abbia famiglia sa quale impossibile sfida sia convincere il proprio figlio di dieci anni a farsi una doccia; di più, a lavarsi la faccia. Quanto a bere, siamo i primi consumatori mondiali di acqua minerale, i tir carichi di naturale, briosa, leggermente frizzante, effervescente naturale eccetera solcano giulivi le nostre autostrade in su e in giù: così non sprechiamo l’acqua del rubinetto, costosissima. Com’è allora che la paghiamo tanto?

Eppure non sentirete un solo portatore di famiglia lamentarsi. Con stoica sopportazione ci facciamo taglieggiare a suon di ricariche telefoniche, di connessioni alla rete internet – un figlio senza pc oggi è come un figlio senza pennino l’altro ieri – di abbonamenti ai trasporti. Avviamo la lavatrice solo a pieno carico e stracolma verso le due di notte, quando pare che l’elettricità costi meno. Ma il microonde no, le cibarie non possiamo riscaldarle a mezzanotte per consumarle a mezzogiorno: e restiamo fregati. In prossimità dei semafori mettiamo in folle, poi spegniamo il motore e optiamo sempre più per le strade provinciali, che sono più scorrevoli e prive di pedaggio, anche se meno trendy, senza contare che non corri il rischio di dimenticare la moglie all’autogrill, come rare ma ammonitrici notizie di cronaca ci riferiscono, sottolineando impietosamente lo stress alienante in cui sprofondano certi portatori di famiglia.

Ci maltrattano. Ci taglieggiano. Però alzano inni impareggiabili sull’insostituibilità della famiglia, cardine della società. Salvo aggiungere che siamo residuali, anzi – vedi, uno per tutti, l’articolo di Jacques Attali sulla prima pagina del Corriere della sera dello scorso 13 settembre, «Monogami. Siamo l’ultima generazione» – ci siamo estinguendo. Di più, siamo già estinti: secondo Ulrich Beck la famiglia è una «categoria zombie», è morta seppur si ostini a stare in piedi. Ecco, non ci lamentiamo mica. Gli zombie si lamentano? Mai, tirano avanti imperturbabili, loro. L’unico pericolo è che comincino ad azzannare. Anche i portatori di famiglia nel loro piccolo si…

Tariffe, se l’acqua non è uguale per tutti