Opinioni & Commenti
Verso Verona: da cattolici e da laici
Non era facile e non lo è tuttora separare tutto ciò che si compie in ragione di un’appartenenza religiosa da quello che invece si riferisce a un’appartenenza civile. E ciò semplicemente perché entrambe le appartenenze sono mediate dalla cultura in cui ciascuno è immerso e ne è come intessuto.
Procedendo verso il Convegno ecclesiale della Chiesa Italiana che si celebrerà a Verona nell’ottobre del prossimo anno, potremmo farci, in un certo senso, la stessa domanda: ci andremo come cattolici o come italiani? Larga parte della fecondità di quell’appuntamento ritengo che possa dipendere proprio da questa capcità di tenere aperta quella domanda, cercando possibili risposte. Infatti tra le due parole cattolici e italiani ciò che distingue è da capire parimenti a ciò che accomuna. Ciò che accomuna è la cittadinanza o, se si vuole, più concretamente, l’essere cittadini in questo Paese, e il valore di fondo è la laicità. Questa, infatti, appare come lo spazio aperto dell’incontro di due diverse appartenenze vissute dalla stessa persona e, insieme, delle appartenenze di persone diverse. Coniugare insieme le due prospettive essere italiani ed essere cattolici all’interno di scenari nazionali e mondiali che mutano continuamente e velocemente potrà portare ciò che tutti ci attendiamo come promessa del Convegno: una testimonianza di speranza reciproca per costruire insieme la società di ogni giorno.
Se vogliamo questo, occorre allora che tutto il cammino preparatorio respiri un clima di reale apertura. La laicità infatti non è solo un valore da annunciare, ma uno spazio fisico concreto, storico, sociale, culturale, dove incontrarsi con altri che dichiarano e vivono le loro diverse appartenenze.
Politica, ma che fine ha fatto il bene comune? L’appuntamento a Rondine in vista di Verona 2006