Opinioni & Commenti

Eurispes, una ricerca «fedele e obbediente» a una tesi precostituita?

di Marco DoldiSi sa che un pittore, a seconda dei colori che usa, può dare ad un paesaggio toni reali o fantasiosi; analogamente, domande fatte o trascurate, la fretta della strada o la calma di una riflessione, fanno emergere un quadro della realtà, piuttosto che un’altro.

A leggere il consueto Rapporto Italia 2006 dell’Eurispes l’impressione che viene è quella di dover dimostrare una tesi: gli italiani vivono nei confronti della Chiesa la loro religiosità tra fedeltà e disobbedienza. E, di conseguenza, si profilerebbe l’immagine di una religione vacillante.

Ora non si intende mettere in discussione la serietà dell’elaborazione dei dati, ma muovere qualche comprensibile perplessità, a motivo della specificità del sondaggio che richiederebbe qualche attenzione in più, rispetto ad una semplice indagine di mercato.

Intanto, un’osservazione generale: i dati seppure oggettivi, sono fortemente soggettivi, a seconda del “come” sono raccolti; basti pensare al modo attraverso cui viene proposta una domanda e alla teoria di fondo. L’aborto può essere presentato come la massima espressione della libertà e come un’affermazione di progresso o, al contrario, come l’uccisione volontaria di un essere umano innocente. Il modo di porre la domanda può condizionare la risposta e, pertanto, l’indagine. Ci sono temi del tutto dimenticati, come ad esempio quello della solidarietà cristiana nei confronti dei poveri, degli emarginati e degli immigrati. Oppure dei richiami del Magistero a favore della pace e della equa distribuzione dei beni della terra.

O, ancora, della testimonianza ecclesiale a favore della giustizia e della legalità, che ha condotto taluni, sacerdoti e fedeli, a dare la propria vita.

Come mai questi aspetti sono stati trascurati? Forse, perché avrebbero spostato l’ago della bilancia verso una maggiore simpatia nei confronti della Chiesa.

Forse, perché non in sintonia con la tesi di fondo, quella, cioè, che gli italiani siano brave persone, religiosi come pochi al mondo, ma che la Chiesa proprio andrebbe loro stretta!

Per questi e altri motivi, ogni indagine sociologica su tematiche religiose deve essere letta con lungimiranza e – perché no? – nella consapevolezza che domani qualcuno potrebbe portare dati di segno opposto.

In realtà, nonostante le innegabili difficoltà che la nostra società ha nell’accogliere gli insegnamenti della Chiesa, non a motivo di una carenza di quest’ultima, ma perché taluni strati della società, quelli dove si collocano parte dei mass media, sono intolleranti nei confronti della verità, il fenomeno religioso si presenta in un modo più complesso e positivo.

La Chiesa, attraverso la sua ramificazione locale, quella delle parrocchie, dei religiosi, di molte associazioni resta un fenomeno di popolo, cioè vicino alla gente che quotidianamente vive un mondo diverso da quello standardizzato dalle fiction televisive, che sono, appunto, finzioni di quello che è la realtà.

Questa fedele e secolare presenza ha costruito un tessuto ecclesiale-popolare, cristiano-civile e continua a dare alla Chiesa un ruolo di rilievo in ordine ad alcuni ambiti come la formazione dei ragazzi e degli adulti, la cura per le famiglie, l’assistenza alle persone in difficoltà e ai malati. Non in ogni ambito la Chiesa ottiene medesimi risultati, ma resta la tensione per seguire la gente comune.

E, poi, la presenza e l’attività del vescovo di Roma, conduce a stringere ulteriori legami non solo con l’Italia, ma anche con i suoi cittadini. Lo ha ricordato pochi giorni fa il capo dello Stato, che ha dichiarato: “Ho avvertito nella concordia e nella condivisione di fondamentali valori da parte di Stato e Chiesa, e nella operosa collaborazione, nella società, di laici e credenti, un elemento di grande forza per la nostra Patria”. E, rivolgendosi agli italiani, ha ricordato l’impegno dei Papi al servizio della fratellanza tra i popoli, del dialogo tra le fedi e le civiltà.

Questi sono dati innegabili. Il fatto che non sempre la Chiesa sia capita e accolta nei suoi insegnamenti non porta affatto a recluderla nell’ambito delle sacrestie o delle coscienze, al contrario, segnala quanto sia importante in un clima di pensiero “a senso unico” la presenza di chi conduce a riflettere, proponendo valori non facili, ma fondamentali per il futuro della società. Valori accolti con interesse anche dai non credenti.

EURISPES, L’IDENTIKIT DEL CREDENTE; SU MOLTI TEMI «DISCONTINUITA’ TRA CATTOLICI E GERARCHIE»

Eurispes