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Referendum, chiusa una stagione se ne apre un’altra: quella della verità

di Alberto MigoneTra che il no ha prevalso in maniera netta, cancellando così la riforma elaborata dal centro-destra, la domanda che emerge è se, come e quando potrà aprirsi un percorso condiviso che porti a quell’aggiornamento di cui, a giudizio dei più, la seconda parte della nostra Costituzione necessita. Ci si chiede cioè se questi risultati chiudano, almeno per molto tempo, un capitolo oppure segnino l’inizio di una nuova fase.

Per la verità prima del Referendum voci autorevoli – a cominciare dal Presidente della Repubblica – hanno dichiarato che, indipendentemente dall’esito, il processo di revisione non sarà archiviato, ma certo questo risultato, inequivocabile anche perché avvalorato da un’alta e insperata partecipazione, sarà in larga misura vincolante, come – sia detto con tanta chiarezza – ogni altro risultato referendario.

Ma, al di là delle dichiarazioni e delle stesse intenzioni, il problema è un altro e molto serio: cioè se ci siano nell’attuale situazione le condizioni per un dialogo costruttivo che porti a scelte meditate e condivise. E, almeno per l’immediato, è lecito dubitarne.

In questi anni le contrapposizioni sono state troppo forti, determinando – e le responsabilità sono equamente divise – lacerazioni e divisioni rancorose che toccano ormai tutti gli ambiti, compresa la stessa comunità ecclesiale.Serve quindi, prima di tutto, ricucire il Paese e ricondurlo a quella normalità operosa, e possibilmente…. silenziosa, in cui si confrontano, nell’ottica del bene comune e della tradizione storico-culturale del nostro Paese, le varie proposte e si giunge ad una sintesi condivisa, come del resto avvenne all’Assemblea costituente.

Questo Referendum chiude una lunga stagione elettorale e apre, per così dire, il tempo ordinario che sarà per i due schieramenti tempo di verità: per l’Unione che nell’azione di governo dovrà fare scelte chiare ed anche difficili per affrontare i gravi problemi del Paese e per la Casa delle Libertà che dovrà ripensare se stessa e non solo in ordine alla posizione che assumerà la Lega. E in entrambe non potranno non emergere – lo abbiamo scritto più volte – le anomalie che nascono da coalizioni che aggregano forze che si rifanno a visioni politico-ideali diverse e spesso contrapposte. Sono contraddizioni che prima o poi esploderanno e potrebbero determinare mutamenti anche significativi.

Come si vede, in politica quello che incide davvero è il tempo ordinario.Nella foto, il presidente De Nicola firma la Costituzione

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