Opinioni & Commenti
Il Papa e l’Islam: la lezione di un padre
A rasserenare il clima hanno giovato un’attenta lettura del testo e le precisazioni fornite dalla Santa Sede; d’altro canto una parte del mondo musulmano si è resa conto come ha riconosciuto il rettore della Moschea di Marsiglia che «le manifestazioni violente e l’interpretazione sintetica e strumentale del discorso» finiscono per danneggiare l’intero mondo musulmano.
Quel che emerge da tutta la vicenda è che il dialogo con l’Islam «franco e sincero, con grande rispetto reciproco» è «una necessità vitale», ma non è facile, soprattutto perché trova sul suo cammino dei macigni che non possono essere ignorati, come la fucilazione in Indonesia di tre cattolici, accusati di sedizioni e di… «violenze anti-islamiche». È stato un dramma di povera gente che si è svolto dispiace riconoscerlo nel sostanziale disinteresse e senza alcuna seria protesta, neppure da coloro che alzano sempre la voce quando la pena di morte è applicata altrove.
Ma qui ora mi piace sottolineare due aspetti che, a mio parere, illuminano e fanno riflettere.
Si sono informati per capire e valutare il vero contenuto del discorso, apprezzandone così la chiarezza e la lungimiranza, ma soprattutto hanno pregato, ben sapendo che quando il fuoco della polemica divampa la preghiera è l’unico mezzo che può placare i cuori, pur trovando al contempo il modo di manifestare al Papa, spesso in modo semplice e informale, la loro vicinanza.
Questo atteggiamento, che corrisponde allo spirito del Vangelo, non può però essere scambiato per codardia né per eccessivo amore del quieto vivere. Per noi il Papa, qualunque sia il suo nome, è un Padre, protetto dall’amore fattivo dei suoi figli. Sarà bene che se ne ricordino tutti.