Opinioni & Commenti
Verona, riflessione obbligata sulla presenza dei cattolici
Il Convegno di Verona si trova di fronte, oggi, ad una riflessione obbligata sulla presenza e sulla incidenza dei cattolici nella società, che comprende come aspetto particolare quello della partecipazione politica. Con le inevitabili soggettività di un discorso fatto da osservatore, e non da esperto, vorrei offrire alla discussione qualche considerazione con la speranza che possa suscitare ulteriori approfondimenti su un tema che è e ritengo che questo sia un bene profondamente sentito. Forse anche perché si percepisce che è importante identificare non solo una modalità di partecipazione, attraverso la discussione sui contenitori della rappresentanza dei cattolici in politica, ma soprattutto una qualità di proposta, che sviluppi la presentazione dei contenuti e sappia diventare interessante nei confronti di una platea di interlocutori più ampia del solo «mondo cattolico».
I processi di ridefinizione delle classi dirigenti, dell’organizzazione dell’economia e della società, dello svolgimento della vita politica, non sono però ancora terminati. Forse val la pena di analizzare i termini della questione per cercare un percorso condivisibile.
Questo è stato da taluni riduttivamente inteso in funzione anticomunista, perciò dapprima come necessità solo contingente e poi, caduto il muro di Berlino, come residuato inutile, forse troppo frettolosamente liquidato. A me sembra possa essere utile recuperarne non tanto in primo luogo la forma, come rappresentanza di una unitarietà mai esistita, quanto piuttosto la valenza positiva, come luogo di costruzione di sintesi culturale e politica, questa sì, sulle grandi questioni e nei momenti decisivi, efficace solo se unitaria.
Il primo sul piano del discernimento. La divisione in campi opposti ha in qualche modo «ingessato» il confronto nella scelta dei temi e in toni talvolta strumentali agli schieramenti di appartenenza, ed ha di fatto impoverito i percorsi di formazione e di confronto in molte realtà del mondo ecclesiale. La giusta preoccupazione di evitare lacerazioni ha portato o a evitare taluni argomenti di valenza troppo politica, o viceversa a misurare il grado di appartenenza in base alla scelta politica di schieramento (o perfino di gradimento del leader). Fortunatamente in questi ultimi anni, con la maturazione del Progetto Culturale della Chiesa italiana e con l’assunzione di un protagonismo trainante da parte di nuove aggregazioni, come il Forum delle Associazioni famigliari e il Comitato, poi Associazione, Scienza e Vita, si sono costituiti nuovi canali di collaborazione e di confronto che già hanno dato frutto superando i limiti della situazione precedente.
Il secondo esito negativo mi pare si riscontri sul piano della animazione cristiana della società. La risonanza data dai media a pareri discordanti o a singole divergenze, talvolta enfatizzate strumentalmente, rischia di rappresentare la posizione del cattolicesimo organizzato come sostanzialmente irrilevante, in quanto incapace di esprimersi univocamente. Specialmente quando il momento legislativo su questioni delicate e complesse richiederebbe invece di raggiungere un approfondimento condiviso, e una esposizione meno legata alle contingenze politiche.
Sotto i portici di Verona… Idee verso il Convegno ecclesiale nazionale (di Franco Vaccari)
Cattolici e bipolarismo: non compromissioni ma capacità di mediazione (di Giorgio Campanini)