Opinioni & Commenti

Verona, il bello viene adesso

di Andrea FagioliQualcuno li ha chiamati gli «stati generali» della Chiesa. In effetti, qui a Verona, i delegati al Convegno nazionale ecclesiale si sentono qualcuno, hanno l’idea di contare qualcosa. E la stampa nazionale (tg, radio e giornali), che rimbalza la notizia dell’evento, amplifica questa sensazione. Qui si ha anche l’impressione che la Chiesa sia (al di là del bisticcio di parole) ecclesialmente compatta, rispondente alla tre «c» unite da due trattini (e non dalle virgole) come vuole il cardinale Tettamanzi: comunione-collaborazione-corresponsabilità.

Qui la proposta è forte: preghiera innanzitutto (e l’infinita litania della celebrazione d’apertura la dice lunga); poi la proposta della santità (con i «santi storici» e con quelli di «santità recente») per una testimonianza «capace di scuotere un mondo annoiato» nella certezza che «è meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo».

Qui la questione del laicato è nuovamente esplosa: si chiede di accelerare il riconoscimento del ruolo dei laici dopo un incomprensibile rallentamento una volta placata l’euforia del Concilio (a quarant’anni di distanza si aspetta ancora di «tradurlo in italiano»).

Eppure, qui, la Chiesa c’è, si sente e si vede. E non solo per gli oltre 200 zucchetti rossi e viola (più la coppola marrone del padre Flavio Carraro, vescovo locale) che riempivano un intero settore dell’Arena di Verona e dall’alto offrivano persino una suggestiva coreografia, ma anche per un’agguerrita, sia pure un po’ sparuta, pattuglia di laici autentici (del resto, per chi lavora, un convegno dal lunedì al venerdì si segue solo se si possono prendere le ferie).

Il bello, però, viene adesso con l’attesa ricaduta sulle Chiese locali e sul Paese, sulle parrocchie dove di Verona non si è parlato, dove anche i più impegnati scambiano il Convegno ecclesiale nazionale con il Congresso eucaristico, dove si vive la «depressione» delle chiese vuote e dell’incapacità ad incidere, dove la distanza tra la fede e la mentalità corrente sembra abissale, dove gli stessi cattolici, a volte, scavano il solco.

Verona è finita, o forse inizia ora.

Verona, un’arena per la Chiesa italiana