Opinioni & Commenti

Droghe, la cultura dell’abuso

Desta non poche perplessità il decreto del ministero della Salute con il quale viene innalzato da 500 a 1.000 milligrammi il quantitativo massimo di cannabis espresso in principio attivo detenibile ad uso esclusivamente personale.

Il decreto che raddoppia il quantitativo di Cannabis che il consumatore potrà tenere con sé senza incorrere nella presunzione del reato di spaccio è di quelli che inevitabilmente si prestano alle polemiche. E alle divisioni. C’è chi lo vede come un passo avanti sulla strada della liberalizzazione e un incentivo al consumo di droga e chi invece sottolinea come, pur nella considerazione della gravità del fenomeno, limita i danni per quanti potrebbero troppo presto “varcare le soglie del carcere o essere vittime di un processo penale”.

Gli uni e gli altri sono però richiamati a riflettere sulla realtà diffusa degli abusi tra i giovani. Non è un problema che riguarda solo la droga (e non solo la cannabis, basti pensare alle droghe sintetiche e all’eroina) ma anche l’alcol e in generale un atteggiamento di ricerca degli estremi e dei comportamenti “al limite” (compresi quelli sulle strade).

È significativo – al di là del grave fatto in sé – come nei giorni scorsi il video dei soprusi a scuola su un ragazzo down sia stato tra i più cliccati su Internet, abbia riscosso un grande successo. Comportamenti al limite, sfida alle regole e quasi noncuranza delle stesse, carenza o rifiuto delle responsabilità: con questo dobbiamo fare i conti. Non solo per quanto riguarda i temi della droga. Che fare? Certo esiste – ed è necessaria – una dimensione “repressiva”.

Lo Stato e la società devono in qualche modo reagire di fronte a modi di fare e azioni che ne mettono in discussione le regole. Ma il vero lavoro urgente è quello di raccogliere l’esigenza che traspare dai comportamenti a rischio di tanti giovani e che, spesso senza parole, chiede attenzione, aiuto, prospettive. Serve un’azione educativa, di ascolto e di cura sempre più attenta nei confronti delle nuove generazioni. Passa soprattutto attraverso la famiglia, la scuola, il supporto alle famiglie in difficoltà – molti genitori si trovano soli e senza risorse di fronte ai passaggi esistenziali dei propri figli – politiche di facilitazione per l’avvio al lavoro, politiche della casa.

Serve una visione di società che non può essere descritta e vissuta solo come trama di rapporti economici, dominata dal “mercato”, da relazioni utilitaristiche, dalle logiche del “do ut des”. Queste sono, infatti, le misure che stanno strette a coloro che portano nel cuore, coscienti o meno, desideri di futuro, di “altro”. Per i giovani, ma anche per gli adulti, vale la pena di fermarsi a riflettere per dare insieme significato e speranza alla vita.Sir