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Economia di comunione, esperienza innovativa che si spera contagiosa

di Piero TaniSalutare positivamente l’esperienza di Economia di Comunione è fin troppo facile: si tratta di persone che svolgono – con successo – un’attività economica, e in particolare un’attività d’impresa, secondo modalità nuove, che collegano aspetti tipici di questa attività con valori di solidarietà e di spiritualità, ed evitando ogni separazione tra lo stile della propria vita personale e quello dell’attività economica svolta.

L’economista deve però interrogarsi su quale sia il significato di questa esperienza, indubbiamente minoritaria, rispetto al funzionamento del sistema economico e ad un suo tendere verso realizzazioni eticamente più accettabili, in termini sia di risultati (benessere, giustizia, rispetto della persona) sia di strumenti utilizzati.

In questa direzione, un significativo apporto di questa esperienza, giustamente valorizzato da alcuni economisti che si sono confrontati con essa (Luigino Bruni, Benedetto Gui, Stefano Zamagni, per citare alcuni dei nomi più significativi) la vede come un esperimento che consente di testare la validità di alcune recenti ed originali teorie economiche. Queste teorie si propongono di superare alcuni aspetti tipici del paradigma tradizionale usato dagli economisti per interpretare i fatti economici: il paradigma che vede l’agente economico come un soggetto proiettato a massimizzare il proprio benessere individuale e, a livello di impresa, il proprio profitto. Superare questo paradigma significa ipotizzare un soggetto economico – in veste di consumatore, di imprenditore, di risparmiatore, di investitore – guidato anche da altri impulsi: la solidarietà, la reciprocità, il valore dei rapporti personali, la voglia di operare insieme e non solo di operare «contro».

Naturalmente, l’obiezione più ovvia è se un comportamento così diversamente ispirato sia diffuso nella realtà – o sia solo desiderabile –. L’attenzione all’esperienza di Economia di comunione può contribuire a fornire risposte a questa domanda.

Ma vi è di più: l’atteggiamento dei soggetti economici non è lo stesso ovunque e, soprattutto, non è immutabile. Così, il riferimento a valori etici varia da luogo a luogo, e varia anche la sanzione sociale che colpisce il trasgressore; una sanzione diversa dalla sanzione penale, ma a volte ugualmente efficace nel disincentivare comportamenti scorretti. La diversa misura dell’evasione fiscale in Paesi diversi è certamente anche il frutto di una opinione pubblica più o meno disposta a perdonare o addirittura a lodare l’evasore.

Esperienze innovative, anche se di limitate dimensioni, come Economia di Comunione possono incentivare un cambiamento di mentalità, possono contagiare altre esperienze. Per questo, è essenziale che, per quanto limitata, l’esperienza nuova non rimanga isolata, non resti un’esperienza di nicchia: anche da questo punto di vista, l’Economia di Comunione sembra molto ben intenzionata a muoversi nella direzione giusta.

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