Opinioni & Commenti

Dalla «Festa» alla «Colletta» il volontariato con l’anima

di Mario BertiniLa Festa della Toscana e la Colletta alimentare: due occasioni per riflettere sul volontariato di casa nostra, una galassia eterogenea, modulata sì dalle varie proposte offerte dal territorio, ma anche dalla fantasia della gente di Toscana, piuttosto tiepida e apparentemente nascosta nella quotidianità, ma fortemente reattiva di fronte alle grandi emergenze. Si racconta che durante l’alluvione del 1966, un fiorentino con la casa sott’acqua, avvicinato da un giornalista per sapere delle sue condizioni, rispose: «Ci vorrebbe un’alluvione tutti gli anni». «Ma perché, scusi?», ribattè il giornalista. «Perché i fiorentini – rispose l’uomo – nel bisogno diventano eccezionali».

Un’eventuale rassegna del volontariato in Toscana non potrebbe che partire dalle gloriose Misericordie, nate in questa regione e poi diffuse nel resto della penisola, che hanno offerto una formula vincente anche alle altre associazioni di stampo laico: le varie «Fratellanze» o le «Croci» di vari colori a cui, di recente, si sono aggiunte altre esperienze sempre più istituzionalizzate di solidarietà organizzata, prima fra tutte la Protezione civile.

Calandosi nel territorio esiste una sorta di «Esercito della salvezza», anch’esso molto variegato, che accentua i propri interventi per specifiche fasce di emergenza. Nel campo sanitario viene subito da pensare all’Avo e a tutte quelle fasce di volontari ospedalieri, che specialmente verso i malati terminali esercitano i loro preziosi servizi persino a domicilio. Ci sono poi i volontari dell’ambiente, le squadre antincendio, gli animalisti… da Greenpeace a Legambiente.

Animato da spirito di solidarietà è attivo in Toscana e nel resto d’Italia il Banco alimentare con la rammentata «Colletta» dalla doppia valenza: da una parte migliaia di volontari di ogni età davanti ai supermercati per raccogliere alimenti da destinare ai poveri; dall’altra il coinvolgimento di milioni di cittadini che, da acquirenti, si trasformano in generosi donatori.C’è poi il volontariato strettamente cattolico che opera in Toscana coordinato dalle Caritas diocesane o parrocchiali, ma anche da associazioni come la San Vincenzo de’ Paoli, Mani tese, Emmaus, Sant’Egidio, l’Unitalsi, i Centri di aiuto alla vita….

Ma al di là di queste presenze, che agiscono attorno a proposte abbastanza inquadrate, la nostra attenzione finale va a tutti quei volontari che agiscono con fedeltà quotidiana attorno a situazioni di estrema emergenza, spesso molto scomoda, se non addirittura a rischio. E qui per rischio s’intende l’abbraccio a tutte quelle povertà ignorate e spesso rifiutate persino dalle istituzioni che operano nel sociale. Sono interventi contro corrente e spesso ai limiti della legalità. Ci riferiamo, ad esempio, a tutti coloro che operano, come volontari, nelle case famiglia che accolgono malati di Aids o tossicodipendenti, o a chi lavora nelle carceri, nei campi nomadi, nei centri d’accoglienza per stranieri o tra i senza dimora.

Chi scrive queste note conosce da decenni esperienze di volontariato a fianco delle suore di Madre Teresa di Calcutta e dell’Opera Madonnina del Grappa: due realtà, espressione di Chiesa, dove si riesce a rigenerare l’uomo quando questi è inchiodato agli estremi limiti della sopravvivenza. E se ci siamo lasciati scappare i nomi di queste due realtà, senza voler far torto agli altri, probabilmente più nascosti e altrettanto preziosi, è per significare che nell’eterogeneo universo del volontariato ci sono esempi dove l’opera altamente umanitaria di ogni operatore ha il valore aggiunto dell’amore evangelico.

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